Il Bim è indubbiamente uno dei termini più citati del momento nella comunità tecnologica, in accostamento al fenomeno della digitalizzazione, che nel nostro caso è quella del costruito, dell’edilizia definita 4.0, a significare l’esistenza di un legame con l’altro, più noto fenomeno di trasformazione digitale, quella industriale.
Si può dunque parlare di un fenomeno che a livello terminologico viene definito hype, di tendenza. Ma il “Bim momentum”, come abbiamo voluto chiamarlo noi insieme agli operatori del settore, ossia il fattore di spinta a digitalizzare il costruito deve poter avere altre connotazioni, che vadano oltre il semplice “purché se ne parli” che a volte rende diffidenti i teorici della materia.
Abbiamo cercato di individuarle con alcuni protagonisti del mercato incontrati a SAIE Bari.
Uno dei percorsi tematici ospitati nei nuovi padiglioni della Fiera del Levante è stato infatti proprio dedicato al Bim e digitalizzazione e ha richiamato i principali operatori italiani del settore, che per la prima volta hanno avuto modo di portare il tema al cospetto di professionisti e imprese del Mezzogiorno in un contesto fieristico.
Fra le varie testimonianze che abbiamo raccolto, significativa è quella di Adriano Castagnone, presidente di Assobim, che riesce a racchiudere il vissuto e il percepito della comunità di imprese erogatrici di software, soluzioni e formazione per la digitalizzazione del settore.
Vision ed execution vanno allineate
Per Castagnone siamo in una fase in cui si delineano due fenomeni chiari: «Uno quello costituto da imprese, studi di progettazione, società di ingegneria organizzate, strutturate, per i quali e le quali il Bim non è più una scelta». Per alcuni, aggiunge Castagnone, «siamo anche già oltre il Bim. Come al solito, in Italia abbiamo grandi eccellenze, City Life ne è un esempio. Ma sotto, spesso, il nulla».
Castagnone rileva dunque uno scollamento fra fascia altissima e bassissima di implementatori, generato da un problema che origina in una capacità intellettuale carente in tema di interiorizzazione e adozione della metodologia Bim.
Un mercato polarizzato in pochi visionari e tanti potenziali praticanti che devono essere alfabetizzati in tema Bim.
«Vision ed execution – ci dice Castagnone – devono andare di pari passo, devono essere sviluppate assieme. In questo momento c’è una vision molto sfocata, c’è un mercato che non è premiante. I progettisti, che dovrebbero essere il primo anello della catena, non si muovono. Esistono alcuni studi evoluti, ma sono pochi».
Con questo scenario di fronte, Assobim, ci dice Castagnone, intende intraprendere due linee chiare: rispondere alle esigenze di chi “è già sul pezzo”, supportando iniziative di formazione mirate senza perdersi troppo in chiacchiere. La seconda, all’opposto, è l’alfabetizzazione, che deve creare i presupposti per lo sviluppo di quella fascia media che al momento manca nel mercato.
L’importante è contaminare
La presenza dell’associazione a SAIE Bari? «Serve a dire che esistiamo e ad ascoltare il mercato. E il primo feeling dice che c’è interesse».
Ma di Bim se ne parla troppo, senza concludere?
«Non conta tanto quanto lo si fa, ma il modo in cui lo si fa. Il troppo parlòare la risultante di una vision sbagliata. Assobim, allora, vuole essere un agente patogeno di vision corretta. Poi sta all’azienda, lo studio, il costruttore essere parte agente del proprio futuro e allinearsi al Bim».