Concettualmente la smart home è nata con lo scopo di rendere la vita dei consumatori più facile, sicura e ricca di contenuti, ma nonostante il notevole hype e gli investimenti del settore, la tecnologia smart home deve ancora essere adottata appieno dai consumatori.
Per progettare le soluzioni per la smart home che che la gente deside davvero, i brand devono passare da un approccio focalizzato sul prodotto a uno approccio centrato sull’uomo.
L’approccio human first, prima le persone, seguendo la vulgata odierna, emerge fa un report di The Dock di Accenture, “Putting the Human First in the Future Home”, che combina una ricerca qualitativa globale dettagliata, con ricerche quantitative per osservare i comportamenti e le abitudini dei consumatori e come l’influenza della tecnologia emergente influisca sulla loro identità e motivazione e le tensioni che insorgono.
Metodologia del report
La ricerca è stata effettuata da Accenture The Dock e Accenture Research, in collaborazione con Fjord tra novembre e dicembre 2018. Sono state intervistate oltre 6.000 persone, in 13 paesi (Stati Uniti, Brasile, Regno Unito, Svezia, Danimarca , Francia, Germania, Italia, Spagna, Cina, India, Giappone e Australia). Gli intervistati hanno rappresentato diverse età e gruppi demografici tra cui persone singole, coppie e famiglie con bambini. Il team ha inoltre condotto due studi DScout della durata di una settimana con 40 partecipanti negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Germania tra luglio e agosto 2018. Utilizzando un approccio di indagine contestuale, i partecipanti hanno combinato video, fotografia e racconto in forma diaristica per raccontare il loro approccio alla vita domestica e i loro comportamenti, bisogni e relazioni con la tecnologia a casa
La smart home come affermazione di un abito mentale e non come sommatorie di tecnologia è un assunto a cui si arriva partendo da più parti.
Innanzitutto dalla constatazione che la vita domestica sta diventando sempre più importante per i consumatori: la metà degli intervistati (50%) trascorre più tempo nelle case rispetto a cinque anni fa, mentre solamente uno su otto (il 13%) afferma di trascorrere meno tempo in casa.
Esistono però differenze geopolitiche: due terzi (65%) di consumatori in Brasile sono convinti che ora trascorrano più tempo nella loro casa, mentre i consumatori cinesi (43%) hanno maggiori probabilità di trascorrere meno tempo in casa rispetto ai consumatori di qualsiasi altro paese.
I consumatori descrivono il loro domicilio come “comodo/accogliente” nel 62% dei casi. Nel frattempo più di sette consumatori su dieci (71%) usano il termine “rilassato” per descrivere come la loro casa li fa sentire. Ancor di più nei paesi nordici, dove quasi quattro su cinque (78%) hanno scelto questa descrizione.
Per Claire Carroll, Portfolio Director presso The Dock di Accenture, “La casa futura dovrebbe essere costruita dapprima intorno alle persone. C’è un’opportunità significativa per sviluppare forti offerte per la casa che sono costruite per durare e ci sono diversi mercati inesplorati“.
Ma per Carroll i brand devono pensare in modo diverso al design del prodotto tecnologia, alla segmentazione della clientela e al targeting
La ricerca ha anche identificato diverse polarità di tensione attorno alla tecnologia in casa.
Il più evidente è che i dispositivi smart fanno sentire più connessi ma al tempo stesso anche più isolati.
Il trade-off tra “facile” e “pigro” viene costantemente vinto da “facile”. Oltre il 70% delle persone riconosce che la tecnologia a casa semplifica la vita, dalla preparazione di cibo e all’ordinazione di generi alimentari online, fino a controllando il clima e l’ambiente di casa.
Tuttavia, per quasi la metà degli intervistati (43%), la tecnologia a casa può anche renderli pigri, in quanto vi è un numero enorme di cose che possono essere fatte senza lasciare il comfort del divano.
È più probabile che i consumatori siano d’accordo con affermazioni positive sulla tecnologia: più di sette su dieci (71%) sono d’accordo sul fatto che rendono le loro vite più facili e quasi sei su dieci (57%) sono d’accordo sul fatto che li rende più connessi e rendono la loro vita familiare più divertente .
Tuttavia, quasi la metà dei consumatori globali ritiene che la tecnologia possa essere invasiva (46%). La metà degli intervistati concorda sul fatto che può essere una barriera all’interazione sociale (50%) e questa visione è più diffusa in Europa (62%), negli Stati Uniti (66%) e in Australia (65%) mentrte solo il 14% dei consumatori giapponesi sono d’accordo con questo.
Per Carroll “I consumatori devono razionalizzare le tensioni create dal loro rapporto con la tecnologia, specialmente riguardo alla dipendenza, all’intrusione e all’isolamento. Mentre molti brand possono vendere prodotti per la smart hime che fanno sentire le persone più connesse, i brand che forniranno un valore reale nella casa futura saranno quelli che producono prodotti connessi che dissipano anche le preoccupazioni dei clienti di sentirsi isolati nel moderno ambiente tecnologico“.
Come futuri proprietari di case e potenziali clienti di smart home, le giovani generazioni sono mercati cruciali.
Tecnologia al primo posto per gli over 65
Ma molti brand hanno una scarsa comprensione delle ansie di questo gruppo riguardo la tecnologia. Parallelamente i consumatori over 65 emergono come un’opportunità.
I più giovani intervistati sono i più negativi sul modo in cui la tecnologia influisce sulle loro vite. Quasi la metà (49%) dei giovani tra i 18 ei 34 anni si preoccupa di dipendere troppo dalla tecnologia, mentre il 43% degli intervistati in questa fascia di età teme anche che i dispositivi smart nelle loro case ne sappiano troppo. Razionalizzare le paure del consumatore 18-34 sarà fondamentale per la strategia di progettazione del prodotto del futuro.
Al contrario, il gruppo più positivo e fiducioso della tecnologia sono gli over 65 anni, guarda caso la parte del mercato che molte aziende tecnologiche hanno trascurato.
Questo gruppo vede i dispositivi intelligenti capaci di rendergli la vita più facile (62%), più divertente (51%) e tenerli collegati (51%).
Le loro paure riguardo agli effetti isolanti della tecnologia sono inferiori a qualsiasi altro gruppo di età (53%) e solo il 31% di questo settore percepisce la tecnologia come se li rendesse pigri. Solo un quarto (25%) degli intervistati in questo gruppo è preoccupato per la natura avvincente della tecnologia, la più bassa in tutte le fasce d’età.
Quindi non esiste un’unica soluzione tecnologica per la smart home, ma secondo Carroll per progettare prodotti per la smart home che possano durare le aziende devono capire meglio cosa succede nella scatola nera del comportamento dei loro clienti in casa: “significa capire gli atteggiamenti dei clienti durante i loro vari stadi di vita, cosa significa realmente per loro l’idea di casa e ottenere una migliore valutazione del loro comportamento dietro la porta“.