
Assobim spiega cos’è l’HBIM, Historic Building Information Modeling, un’estensione specializzata del BIM pensata per il patrimonio storico.
Con l’entrata in vigore, il 1° gennaio 2025, del correttivo al nuovo Codice dei Contratti Pubblici, il Building Information Modeling (BIM) è diventato obbligatorio in Italia per tutti gli appalti pubblici di lavori con importo superiore a 2 milioni di euro. Ma per gli interventi su edifici classificati come beni culturali, la soglia è più alta: 5,5 milioni di euro, in linea con la soglia comunitaria.
A introdurre una soglia specifica per gli interventi da realizzare sugli edifici classificati come beni culturali è stato il correttivo al Codice Appalti (Decreto Legislativo 31/12/2024 n. 209, Gazzetta ufficiale n. 305 31/12/2024). Senza il correttivo, non ci sarebbe stata alcuna differenza e gli interventi sui beni culturali avrebbero dovuto rispettare le soglie previste per gli altri edifici e gli stessi limiti economici previsti per l’edilizia ordinaria.
Questo cambiamento normativo ha segnato un punto di svolta importante per la digitalizzazione del patrimonio esistente, estendendo il campo d’applicazione del BIM al settore del restauro e della conservazione, campo in cui entra in gioco l’HBIM, Historic Building Information Modeling.
La decisione di fissare un tetto più elevato per l’obbligatorietà del BIM in ambito culturale riconosce implicitamente la maggiore complessità tecnica, metodologica e gestionale dei progetti di restauro, che spesso richiedono tecnologie avanzate, rilievi ad alta precisione e un’accurata analisi storica.
L’HBIM si configura come un’estensione specializzata del BIM, pensata per il patrimonio storico. Attraverso la creazione di modelli digitali tridimensionali e informativi di edifici esistenti, consente di documentare in modo rigoroso le caratteristiche costruttive e materiche, supportare le fasi di diagnosi e progettazione degli interventi e assicurare una gestione più efficace del bene nel tempo. L’approccio HBIM non si limita alla mera modellazione geometrica: integra dati storici, rilievi laser scanner, fotogrammetria, indagini diagnostiche e informazioni normative, favorendo una sinergia tra cultura, tecnica e innovazione.
Nel contesto del nuovo Codice Appalti, l’adozione dell’HBIM rappresenta una risposta concreta alle esigenze di trasparenza, tracciabilità e qualità richieste nei contratti pubblici. La digitalizzazione del patrimonio costruito consente alle stazioni appaltanti di gestire in modo più preciso e tempestivo le informazioni, migliorando la pianificazione degli interventi e riducendo il margine d’errore in fase esecutiva. Allo stesso tempo, favorisce il dialogo tra gli attori coinvolti – progettisti, imprese, soprintendenze, enti pubblici – attraverso una piattaforma informativa condivisa e aggiornata in tempo reale.
L’obbligo normativo ha innescato un processo di adeguamento all’interno delle pubbliche amministrazioni e delle imprese. Le stazioni appaltanti stanno investendo nella formazione del personale tecnico e nella selezione di fornitori in grado di operare secondo la metodologia BIM. Le società di progettazione e le imprese di costruzione si stanno dotando di strumenti software adeguati, strutturando flussi di lavoro interoperabili e integrando nuove competenze nei propri team multidisciplinari.
Per il comparto dei beni culturali, questa trasformazione digitale non è solo una questione di compliance normativa. È soprattutto un’opportunità per innovare l’approccio alla tutela del patrimonio, coniugando rigore scientifico e nuove tecnologie. La modellazione HBIM consente di restituire fedelmente la complessità di manufatti unici, di supportare la progettazione di interventi compatibili e reversibili e di creare archivi digitali permanenti a servizio della conoscenza e della valorizzazione del patrimonio.
La digitalizzazione del settore edilizio e l’introduzione obbligatoria del BIM rappresentano un’evoluzione necessaria e irreversibile. Nel caso degli edifici storici, il ruolo dell’HBIM si profila come strategico per rendere la conservazione più efficace, trasparente e sostenibile, favorendo un cambio di paradigma in cui l’innovazione tecnologica diventa alleata della memoria e della conservazione dei beni culturali.