A metà tra tecnologia e filosofia, tutti i concetti creati e sviluppati per sostenere l’apparato concettuale del Bim si trovano di fronte alla difficile sfida di essere, al contempo, realizzabili e sufficientemente avanzati da non diventare obsoleti in poco tempo.
È il caso dell’AcDat, Ambiente di Condivisione dei Dati (CDE per la ISO19650, Common Data Environment), che si pone il difficile obiettivo di non essere un AcDOC o DMS (dei documenti) ma di consentire “un qualche tipo di accesso” indipendente ai singoli dati, relazionabili con un “tutto”.
Una questione di prospettiva
Il rapporto tra parte e tutto, nell’ambito delle costruzioni, è sicuramente molto complesso, per svariate ragioni, molte delle quali hanno la loro origine a livello industriale: una parete è, da un certo punto di vista, un sistema che garantisce una prestazione, mentre da un altro, un sistema composto da elementi che hanno una loro logica di assemblaggio e di produzione industriale.
Potremmo dire che il rapporto tra parte e tutto ha delle analogie con le galassie, i cui sottosistemi sono legati e regolati da molteplici fattori, alcuni dei quali nascono da livelli inferiori (la produzione industriale di un determinato componente), altri da livelli superiori (firmitas, utilitas, venustas di un ipotetico edificio).
Proseguendo con il paragone, il modo in cui pensiamo ai sistemi ACDat (CDE) e al Bim generale ci fa pensare a un ipotetico osservatore che voglia disegnare le galassie, e in particolare la nostra galassia, senza porsi il problema del punto di osservazione, necessariamente vincolato al “pianeta blu”.
Nello stesso modo, rischiamo di continuare a pensare al Bim come a un insieme di file, (ognuno geloso del suo, tra l’altro), pensando che l’insieme di quei file corrisponda necessariamente al “tutto”: da qui la semplificazione procede e genera nella pratica piattaforme cloud che fanno del semplice Upload di un file il loro processo chiave, e da queste non possiamo aspettarci “comportamenti” virtuosi che sappiano andare al dettaglio del singolo dato.
Purtroppo questo tipo di piattaforme risulta già essere obsoleto e poco convincente, perché legate ad una prospettiva “interna”, troppo vicina al problema.
L’unica prospettiva valida, in termini di programmazione, è quella esterna: questa, fuori dai processi, è maggiormente abilitata a comprendere che “forma” debba avere il tutto.
Presenteremo il nostro punto di vista a Digital & BIM (Bologna, 21 e 22 novembre) nell’Arena del Bim User Group.
Gli autori
Paolo Citelli è architetto e lavora come Bim Manager per Lombardini22 della quale ha curato l’implementazione Bim. Partecipa al tavolo di lavoro della norma UNI 11337 ed è membro del Bim User Group Italy (BUG).
Giulio Drudi è ingegnere, laureato in Ingegneria Edile-Architettura, lavora come Deputy Bim Manager per Lombardini22 della quale ha curato l’implementazione Bim. Si occupa di progetti Bim con attenzione alle discipline Mep, simulazioni e monitoraggio energetico. È membro di alcuni tavoli di lavoro sul Bim a livello nazionale e del Bim User Group Italy (Bug).