“Digital Construction: progetti di successo per l’ambiente costruito”, evento organizzato da TeamSystem Construction a Milano in collaborazione con Guamari si è svolto all’interno della manifestazione TalkS 2o19 e ha puntato i riflettori sulle potenzialità presenti e future del Building Information Modeling, presentando progetti già realizzati e in corso d’opera che hanno saputo cogliere la grande sfida del digitale.
Coinvolti a Milano progettisti, costruttori, architetti, Bim manager, in prevalenza giovani e tutti accomunati da un una passione e un’energia contagiosi, hanno raccontato le loro esperienze sul campo, spiegando come si realizza concretamente un progetto di collaborazione in Bim e illustrando diversi interventi in ambito residenziale, terziario, sanitario e infrastrutturale.
Bim come linguaggio di condivisione
Con la domanda «Perché il Bim?» rivolta alla platea John Iorio, titolare della J&A Consultants ha aperto l’incontro. Perché – ha spiegato – è il linguaggio della condivisione che bisogna necessariamente imparare a conoscere e utilizzare, perché se non lo si farà si creeranno profondi gap tra professionisti, imprese e stazioni appaltanti. Bisogna incrementare la sinergia fra addetti ai lavori, ha detto Iorio: il Bim non è automatico e le sue risorse dipendono dalla quantità di informazioni che vengono messe a disposizione nel modello. Accessibilità, ordine, trasparenza, strutturazione e sharing, questi sono i traguardi. Come arrivarci? Implementando le regole e uscendo dall’ Italian Style, e questo significa più commesse pubbliche, più condivisione e meno diffidenza nel mettere a disposizione degli altri il proprio know how.
Bim protagonista nei grandi cantieri
La Nuova Città dello Sport a Rovello Porro, in provincia di Como è un complesso sportivo articolato in cinque edifici (reception, club house, piscina olimpionica, fitness, edificio multifunzionale) e alcune strutture all’aperto, pista d’atletica, campo da calcio, e piscine con verde attrezzato.
La società di ingegneria B&B Progetti ha seguito la programmazione economica dell’intervento, utilizzando il Bim applicato al controllo dei costi. “Un metodo che offre una base affidabile per prendere decisioni economiche – ha sottolineato Marco Baccaro, Bim coordinator della società – e per verificare la fattibilità di un progetto“.
Per esempio, nel caso della città dello sport, trattandosi di un project financing dove il committente aveva necessità di capire quale fosse la resa economica del progetto una volta realizzato, “è stato molto utile: abbiamo identificato il potenziale bacino d’utenza e portato avanti la progettazione economica con una solida base di partenza, come voleva il cliente, e con una metodologia che garantisse risultati affidabili”.
Per l’edificio Fitness c’è stata una stretta sinergia tra la parte di modellazione e la parte di definizione economica, si è trattato di un’analisi dinamica perché a ogni modifica progettuale seguiva in tempi brevi l’analisi della dimensione economica. Non semplici stime, ma collegamento con i listini correnti. Ricevuto l’ok dal cliente la società ha proceduto con le successive fasi di progettazione.
City Life Milano
La prima delle tre torri di City Life, il progetto di riqualificazione del quartiere Fiera di Milano, è stata portata a termine nel novembre del 2015. Conosciuta come Torre Isozaki con i suoi 207 metri di strutture in cemento armato è l’unica a non essere stata realizzata in Bim, ma solo con modellazione in 3D, perché non presentava un’eccessiva complessità geometrica.
Diversa la situazione della Torre Hadid – 190 metri di altezza- dove l’effetto di torsione che parte dalla base non è apparente, ma reale. “Di conseguenza – ha fatto presente Claudio Guido, amministratore delegato e direttore tecnico della società di ingegneria torinese InPRO – per la facciata sono state usate celle di vetro di forme irregolari e completamente curve che sono state prodotte in Cina e poi applicate in cantiere senza alcun problema, proprio perché in fase di progettazione e realizzazione abbiamo condiviso tutte le informazioni tecniche grazie al Bim”.
La terza torre, progettata da Daniel Libeskin e alta 175 metri è ancora più complessa: la struttura in cemento armato è stata completata, ma al vertice deve ancora essere realizzata la “Corona”, un ampio volume vetrato che completerà l’andamento sferico di tutto il concept architettonico, ispirato alla cupola rinascimentale. Il grattacielo ribattezzato “Il Curvo”, verrà completato entro la fine del 2019. “L’avanzamento dei lavori procede con un solaio a settimana – ha aggiunto Guido – in contemporanea si va avanti con il D4, la pianificazione dei tempi delle attività di cantiere e con il D5, la gestione dei costi. Con il Bim le verifiche sono continue, è sufficiente cliccare sui singoli elementi del progetto e tutte le informazioni tecniche vengono messe a disposizione, così se c’è una non conformità, questa viene subito rilevata e modificata. Quindi, la gestione degli errori è molto rapida”.
La lunga strada del Bim
“C’è grande differenza fra il panorama Bim internazionale e quello italiano, un forte divario tra progettisti e società di software rispetto alle stazioni appaltanti che ci chiedono progetti in Bim ma che, oltre a non avere gli strumenti, non hanno idea di cosa voglia dire lavorare in Bim”. Questo il commento di Roberta di Stefano, technical director della società di ingegneria 3TI Progetti Italia , specializzata in progetti infrastrutturali, ospedali e luoghi di culto, particolarmente presente nei Paesi del Medio Oriente.
La società si è aggiudicata – insieme allo Studio Labics e la società Vitruvio – il concorso internazionale di progettazione bandito lo scorso febbraio dal Comune di Ferrara per selezionare la migliore proposta per l’ampliamento degli spazi espositivi del Palazzo dei Diamanti.
Per estendere gli spazi espositivi dello storico edificio rinascimentale i vincitori hanno immaginato la realizzazione di un padiglione all’interno del giardino retrostante al palazzo. “È stato proposto alla stazione appaltate – ha continuato Roberta Di Stefano – di realizzare il progetto in Bim, ma quest’ultima non era attrezzata e ha messo a disposizione un CDE, common data environment, non validissimo. Gli spazi espositivi non consentivano di ospitare opere di grandi dimensioni, da qui la proposta di realizzare un nuovo padiglione nel giardino per renderlo parte del percorso espositivo. La nuova struttura è un elemento fortemente distinguibile, molto lineare, moderno e trasparente che si stacca completamente dal palazzo, nel rispetto dei principi del restauro”.
Un’altra esperienza molto interessante, per comprendere lo stato dell’arte del rapporto fra Bim e pubbliche amministrazioni, ha visto protagonista una seconda città di medie dimensioni: si tratta dell’intervento di riqualificazione, recupero e rigenerazione urbana del comparto industriale ex Amcm di Modena, destinato a trasformarsi in un Parco della creatività.
Il Comune aveva indetto un bando per trovare investitori privati che rigenerassero l’area. La società Politecnica ha aderito con altri soggetti, tra cui Cmb (capofila) e Studio associato Arké. Quello dell’ex- Amcm è un progetto digitale, ma con molti aspetti ancora analogici. Come farli dialogare?
“Basti pensare – ha evidenziato Maria Cristina Fregni, architetto – che tutto ha preso il via dalla presa in visione di un progetto stampato su fogli A3 e A4 e che, successivamente, le bonifiche dell’area dove un tempo c’erano centrali elettriche è stata fatta in analogico, con un PDF dove erano stati evidenziati i punti di prelievo. Ad ogni modo, il dialogo c’è stato perché le piccole imprese hanno il valore aggiunto di conoscere in modo specifico il tessuto territoriale e sociale, nonostante abbiamo difficoltà a interfacciarsi con le grandi imprese e con i diversi enti con cui è necessario collaborare. La comunicazione fra Soprintendenza, cittadini e fra impresine e impresone è stato portato avanti grazie al modello in 3D che è servito a facilitare le scelte“. L’esito finale è stato un masterplan che ha tenuto insieme gli aspetti economici e quelli progettuali. È il digitale lo strumento in grado di ricomporre tutte le differenze e complessità.
La società Tekne ha iniziato nel 2013 con i modelli 3D solo in ambito di progettazione, nel 2017 ha elaborato i primi progetti integrati, lavorando in Bim su tutta la filiera. In 3 anni la progettazione in digitale ha coperto la maggior dei progetti. La società lavora soprattutto con committenti privati.
“Siamo stati noi a spingere per l’utilizzo del Bim – ha dichiarato Laura Rusconi Clerici, responsabile Green Building Design – e devo ammettere che siamo ancora abbastanza indietro per quanto riguarda l’interoperabilità che non è così immediata, però è il futuro e ci stiamo comunque arrivando. L’obbiettivo finale è riuscire a passare tutte le informazioni ai facility manager, molti dei quali ancora oggi non sanno cosa sia il Bim”.
Oltre il Bim: F&M, Ati, Cmb, Lombardini 22
Nel corso del convegno di Milano Fabio De Astis, Bim manager della società F&M Ingegneria ha presentato tre progetti (il parcheggio multipiano per l’aeroporto di Bologna, la nuova sede della Wolkswagen al quartiere Gallaratese a Milano e il recupero del Magazzino del Sale a Cervia), tutti realizzati con il supporto della realtà virtuale, utilizzando, cioè, speciali visori per ottenere una percezione degli spazi derivanti dai modelli digitale che fosse il più possibile realistica. Una tecnologia ormai matura che sta dando ottimi risultati, soprattutto con l’utenza.
Lo ha confermato Branko Zrnic, fondatore della società ATI Project che lavora nel campo dell’architettura e dell’ingegneria, promuovendo un’edilizia ecocompatibile e a impatto zero. Per il progetto del nuovo Ospedale Universitario a Odense, in Danimarca, attualmente sono 80 le persone che stanno lavorando contemporaneamente sullo stesso modello Bim. I lavori inizieranno a breve e dovrebbero concludersi entro la fine del 2022. “Ai committenti – ha spiegato – vengono dati i visori per farli camminare nei vari ambienti dell’ospedale come se fossero già stati costruiti. Abbiamo fatto anche simulazioni per far vedere come cambieranno le facciate in relazione alle diverse stagioni”.
La società Cmb ha attivato le procedure Bim per la costruzione a partire dall’anno 2013, spinta dalle complessità realizzative dell’intervento Torre Hadid e Torre Libeskin a Milano. Attualmente la cooperativa di costruzioni ha 14 opere in Bim che sta portando avanti, in Italia e all’estero. “L’obiettivo – ha dichiarato Andrea Vanossi, Bim manager – è arrivare a implementare questa metodologia nel management, così da poter gestire l’intera commessa con il modello digitale, compresa la parte finanziaria di analisi dei costi e dei ricavi. Inoltre stiamo portando avanti sperimentazioni per collegare i modelli 3D con i robot da utilizzare in cantiere”.
Sei brand che confluiscono nello stesso ecosistema, un gruppo che conta 250 professionisti tra architetti, ingegneri, designer, specialisti della comunicazione. Questa è Lombardini22, la società milanese di progettazione che crede fermamente nel valore dell’innovazione. “Non utilizziamo solo il Bim – ha specificato Paolo Citelli, Bim manager – ma anche la piattaforma Forge per sviluppare applicazioni e servizi legati alla progettazione, con collegamenti al mondo della stampa 3D e di Internet of Things. Sono applicazioni che aggiungono una quantità di funzioni illimitata, possibilità di correlare modelli e data in modo molto dinamico. Usiamo software per la progettazione della sicurezza, per simulare il comportamento di fuga di persone dall’edificio come se si trattasse di un gioco elettronico, molto utile per capire le dinamiche e i tempi dell’esodo”.
Bim metodo da valorizzare
Lo dicono sia i costruttori, sia i progettisti: non bisogna dimenticare che, alla fine, il Building Information Modeling è solo un metodo di lavoro che bisogna imparare a conoscere e valorizzare. Ogni progetto tuttavia ha dietro e dentro di sé molto altro.
Un esempio è la riqualificazione dell’area industriale ex Ote di Bergamo, un intervento ambizioso che porta il nome di Chorus Life. Una modello di città dove genitori, figli nonni e nipoti possono vivere, socializzare e trascorrere del tempo insieme condividendo lo stesso spazio.
“Chorus Life – è intervenuto Ares Frassineti, direttore tecnico di Impresa Percassi – ha un contenuto sociale molto forte e un fine ambizioso: unire le generazioni. Il Bim è lo strumento per realizzare tutto questo, più importante è stato però comprendere a fondo la visione del progetto e gli obiettivi della committenza”.
Un grattacielo avveniristico, nato da un semplice schizzo a matita. È la torre Gioia 22 a Milano nell’area di Porta Nuova, progettata dall’architetto Cesar Pelli e subito ribattezzata “scheggia di vetro” per la sua originale forma. Prenderà il posto dell’edificio ex-Inps e raggiungerà i 123 metri di altezza. Un’opera innovativa che ottimizza tutti i processi di sostenibilità con il 65 per cento di energia prodotto da fonti rinnovabili. “Dal punto di vista dell’efficienza – ha dichiarato Daniela Franzosi di MPartners – sono stati fatti studi molto elaborati e il Bim è stato fondamentale per la progettazione e modellazione degli impianti. La tecnologia digitale consente di ottimizzare la gestione del processo ma prima è fondamentale chiedersi: qual è l’obiettivo, dove dobbiamo andare? Il Bim non è l’idea e non è il progetto: è un metodo collaborativo per realizzarli al meglio”.
Il confronto fra Bim manager a Milano
Il convegno Digital Construction si è concluso con una tavola rotonda cui hanno preso parte tredici Bim manager di società di progettazione coordinati dal professor Angelo Ciribini, dell’Università degli Studi di Brescia.
Un forum che ha portato alla luce alcune criticità, in particolare relative al rapporto con le pubbliche amministrazioni. Tutti concordi nell’affermare che le stazioni appaltanti hanno una grande responsabilità nel futuro sviluppo del Bim.
Il punto è che a tutt’oggi per gli appalti pubblici non vengono ancora richiesti i formati IFC, file aperti che per la totale condivisione dei dati, e questo non aiuta a implementare la digitalizzazione dell’industria delle costruzioni.
Un altro problema evidenziato dai Bim manager è che nella maggioranza degli interventi il Building Information Modeling continua a essere utilizzato esclusivamente dai progettisti e non dalle imprese e, visto che la collaborazione sta alla base dell’intero processo e consente di collegare tutti i modelli digitali, è importante che costruttori e committenti diano il proprio contributo per favorire l’evoluzione e la messa a regime delle nuove metodologie.
In particolare, è il committente l’unico soggetto che ha la forza contrattuale per dirigere le singole professionalità. La verità, emersa dal forum, è che al momento le pubbliche amministrazioni non hanno idea di come gestire i dati, mentre le imprese utilizzano solo quelli presentati dal project management.
Se il committente non è in grado di stabilire se un dato debba essere utilizzato, ecco che la situazione diventa critica, perché è la stazione appaltante a dover indicare ai diversi gruppi di addetti ai lavori una direzione chiara.
Anche la prevenzione degli incendi rappresenta spesso una fase problematica. Si tratta, infatti, di una materia trasversale a tutte le discipline, dove è necessario che il coordinamento venga organizzato a monte e dove è fondamentale he ci sia forte sinergia fra tutti i team, architettonico, strutturistico e impiantistico.