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HBIM: cos’è l’Historical Building Information Modeling

HBIM è l’acronimo di Historical Building Information Modeling: parliamo di HBIM quando la metodologia BIM trova applicazione nella riqualificazione del patrimonio esistente e degli edifici storici.

Il concetto di Historical (o Heritage) Building Information Modeling, noto come HBIM, è stato introdotto per la prima volta nel 2009 da un articolo scientifico del Professor Murphy del Dublin Institute of Technology.

Questa disciplina, sebbene relativamente giovane, possiede un enorme potenziale. Pensiamo, ad esempio, al vasto numero di edifici di grande valore storico, architettonico e monumentale presenti nel nostro paese. Ma non solo: l’HBIM è un processo applicato agli edifici esistenti di qualsiasi tipologia, quindi sia a monumenti e opere di valore culturale o storico, sia anche a semplici abitazioni degli anni ’50 del XX secolo.

Nel primo caso, L’HBIM viene utilizzato per la conservazione, la gestione e la documentazione delle opere storiche, consentendo di acquisire e analizzare dati dettagliati sugli edifici e di supportare le attività di restauro, manutenzione e preservazione del patrimonio architettonico.

Nel secondo caso, è bene ricordare che in Italia, circa il 60% degli edifici ha più di 40 anni di età. Questo sottolinea l’importanza crescente di promuovere il recupero dell’edilizia esistente attraverso interventi di riqualificazione energetica, restauro e recupero.

HBIM: potenzialità e ambiti applicativi

L’HBIM rappresenta un’alternativa eccellente rispetto ai tradizionali metodi di rappresentazione, consentendo la creazione di un modello digitale completo con tutte le informazioni relative all’edificio. Questo modello può essere utilizzato per il restauro, la manutenzione e la gestione dell’edificio, così come avviene nell’edilizia di nuova costruzione. Nonostante le differenze ovvie tra i due settori, i vantaggi offerti dal BIM possono essere sfruttati con successo in entrambi i casi.

La “ricostruzione digitale” dell’edificio tramite la modellazione per oggetti segue una logica simile a quella di un modello BIM tradizionale, ma con l’integrazione di informazioni specifiche per l’edilizia storica.

Queste informazioni includono, per esempio, l’evoluzione dell’edificio nel tempo, lo stato di conservazione, l’integrità funzionale e altri documenti storici e immagini che completano la rappresentazione digitale dell’edificio. Tutto ciò è fondamentale per la successiva gestione e manutenzione del manufatto.

In sostanza, grazie all’HBIM è possibile ottenere modelli BIM degli edifici esistenti, che contengano informazioni di vario genere e che siano facilmente aggiornabili, sostituibili e integrabili.

Gli obiettivi dell’HBIM (e più in generale l’uso del BIM nell’edilizia esistente) sono legati alla gestione coordinata di numerosi dati e informazioni tra diversi professionisti, nonché l’ottimizzazione delle risorse e dei costi.

Inoltre, l’HBIM permette di utilizzare un modello per valutare diverse ipotesi di intervento, comparare costi e benefici, dialogare tra professionisti e stakeholder.

Acquisizione dell’esistente: dai laser scanner alle nuvole di punti

L’HBIM implica la creazione di un modello tridimensionale che sia una replica fedele dell’edificio esistente, includendo dati geometrici e informazioni come materiali, colori e tecniche costruttive.

Inoltre, il modello deve essere arricchito con informazioni e dati non strettamente geometrici e architettonici, come informazioni storiche, analisi di deterioramento o del degrado dell’opera, nonché dettagli relativi ai materiali originali o elementi utili alla loro conservazione e manutenzione.

A questo scopo di solito possono essere utili la consultazione di fonti storiche, documenti d’archivio, disegni, descrizioni delle tecniche e dei materiali utilizzati.

Successivamente, si passa al rilievo fisico dell’edificio al fine di definire le sue caratteristiche geometriche nello stato attuale. Questo processo può essere gestito tramite metodi tradizionali, ma oggi, grazie alla disponibilità sempre più diffusa di tecnologie di imaging e rilievo digitale, si tende a preferire queste ultime soluzioni, all’avanguardia per la loro elevata definizione e precisione. Una delle metodologie più comuni è il rilievo tridimensionale tramite laser scanner, sia aereo – eseguito con l’utilizzo di droni – che terrestre.

Effettuando scansioni da diverse posizioni georeferenziate, si ottengono nuvole di punti con una risoluzione millimetrica, da cui è possibile generare un modello tridimensionale utilizzabile per ottenere diverse visualizzazioni dell’edificio. Un’altra metodologia è la fotogrammetria, che permette di creare un modello tridimensionale dell’opera utilizzando immagini, anche se con un livello di dettaglio inferiore rispetto alla scansione laser. I dati acquisiti tramite queste tecniche permettono di ottenere modelli altamente precisi e dettagliati.

I vantaggi

Dalla nuvola di punti si potrà poi realizzare il modello BIM utile a tutte le successive azioni di riqualificazione, manutenzione e facility management.

Tutto ciò rende evidente come il BIM non sia soltanto un’utile risorsa per la modellazione del nuovo, ma potrebbe diventare un vero e proprio strumento strategico nel futuro, specialmente in Paesi come l’Italia, che possiedono un vasto patrimonio di edifici esistenti con valori storici, monumentali e architettonici e che ha un vasto patrimonio di abitazioni energeticamente non all’avanguardia.

Basti pensare che, per adeguare il patrimonio alla recente proposta dell’Unione Europea nota come “Direttiva case green” che mira a rendere il patrimonio immobiliare europeo completamente a emissioni zero entro il 2050, secondo i dati forniti dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance) bisognerebbe intervenire su 1,8 milioni di edifici italiani entro 10 anni, con circa 180.000 interventi all’anno. Ciò comporterebbe un investimento complessivo di circa 59 miliardi di euro per la riqualificazione di edifici residenziali e non residenziali.

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