Home BIM Il Bim e l’evoluzione della contrattualistica: gli ultimi sviluppi

Il Bim e l’evoluzione della contrattualistica: gli ultimi sviluppi

L’impatto del Bim su metodologia, processi e pratiche della progettazione è tema su cui il grado di consapevolezza di tutti gli attori della filiera delle costruzioni è sempre più largamente diffuso e consolidato, così come in forte crescita è la sua adozione.

La sua introduzione in via obbligatoria con inserimento nel Codice dei Contratti Pubblici dell’utilizzo di strumenti e metodologie digitali sancita dal Decreto 560/2017 ha parallelamente posto sotto i riflettori un risvolto altrettanto cruciale, quello dei molteplici aspetti legali inerenti all’impiego del Bim.

La logica collaborativa alla base della metodologia Bim ha infatti posto in una luce completamente nuova il tema della contrattualizzazione dei processi, facendo emergere nuove tematiche e soprattutto la necessità di una loro più precisa definizione anche dal punto di vista giuridico.

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La logica collaborativa alla base della metodologia Bim ha posto in una luce completamente nuova il tema della contrattualizzazione dei processi.

Fra queste innanzitutto il diritto di proprietà intellettuale, inteso come tutela nella creazione di oggetti, modelli e progetti condivisi, che in quanto tali possono essere facilmente oggetto di appropriazione da parte di soggetti diversi dai loro creatori.

O ancora, i riflessi e le implicazioni che possono potenzialmente coinvolgere molteplici soggetti in caso di varianti nel corso dello sviluppo del progetto, soggetti ognuno dei quali può essere sottoposto a differenti regimi e obblighi contrattuali, per arrivare a tutte le problematiche legali derivanti dalla necessità di gestire informazioni, anche sensibili, in un ambiente condiviso.

Tutte situazioni, quelle esemplificate, in cui la contrattualistica tradizionale, caratterizzata da una rigida distinzione di ruoli e relative responsabilità, risulta non adeguata a gestire le nuove complessità che l’adozione della metodologia Bim implica.

La contrattualistica tradizionale non è più adeguata a gestire le complessità che la metodologia Bim implica

A dare una prima risposta a tali problematiche sono già intervenute proposte di nuovi modelli contrattuali, di cui il più noto è il FAC-1 – Framework di Accordo Collaborativo, frutto della collaborazione tra il King’s College di Londra e l’Università degli Studi di Milano avviata alla fine del 2016, incentrato su un modello di contratto multilaterale finalizzato a promuovere i benefici della collaborazione, dell’efficienza e del perseguimento coordinato di obiettivi condivisi.

Il FAC-1, in particolare, disciplina nel dettaglio molteplici aspetti relativi a profili di responsabilità, pagamenti, garanzie, gestione dei rischi e modalità di risoluzione consensuale delle controversie, introducendo parallelamente figure garanti e di controllo come l’Amministratore della Collaborazione, che ha il compito di monitorare e supportare il raggiungimento delle finalità contrattuali, così come soggetti con compiti di consulenza. Tra le valenze positive del modello rientra anche il pieno rispetto della normativa sui contratti pubblici, ambito articolato in cui la sua struttura offre importanti vantaggi in termini di adattabilità a diversi scenari.

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Le diverse modalità di approccio alla progettazione, costruzione e gestone in modalità Bim cambiano il ruolo di ognuna delle figure coinvolte nel processo

Il crescere della diffusione del Bim ha naturalmente favorito l’emersione di criticità e nodi legislativi, innescando un vivace dibattito sugli aspetti che dovranno essere oggetto di una disciplina più dettagliata, in grado di risolvere le possibili impasse normative.

Un primo tema sollevato dagli esperti attualmente più impegnati sulla questione è la necessità di disciplinare non solamente i contenuti principali dei contratti, ma anche la vasta serie di attività accessorie ad essi correlati, con esplicito riferimento ad aspetti come la consegna, la verifica e la validazione del progetto e le attività di collaudo.

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Oltre ai contratti, il Legal Bim deve disciplinare anche altre attività come la consegna, la verifica e la validazione del progetto e le attività di collaudo delle opere

Allo stesso modo, le diverse modalità di approccio alla progettazione cambiano il ruolo di ognuna delle figure coinvolte nel processo, che non è più limitato alla sola gestione di quanto è di stretta competenza ma è inevitabilmente legato al lavoro di tutte le altre parti, comportando un livello di interazione più elevato e, non ultimo, possibili profili di responsabilità nel rilevare eventuali problematiche o incongruenze.

Quest’ultimo aspetto, in particolare, è cruciale, perché solleva il tema della potenziale responsabilità condivisa. Proprio la stretta interazione fra tutti i soggetti coinvolti nel progetto, infatti, potrebbe portare a configurare in caso di problemi una responsabilità diffusa, che comporta inevitabilmente la necessità non solo di una definizione precisa delle competenze ma anche delle modalità di interazione fra i partecipanti al progetto. E, di conseguenza, di una regolamentazione che affianchi quella dei singoli rapporti contrattuali. Necessità, quest’ultima, cui una prima risposta è proprio quella dei citati accordi collaborativi.

Con il contributo di Assobim.

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