Home Costruzioni La casa del futuro sarà anti-Covid, i primi progetti a Milano

La casa del futuro sarà anti-Covid, i primi progetti a Milano

Tra i vari sconvolgimenti e rapidi cambi di paradigma, la crisi Coronavirus ci ha messo anche di fronte a una serie di criticità che riguardano il nostro modo di abitare e vivere la casa. Anche i progettisti si sono posti il problema di dover ripensare alle caratteristiche, oggi divenute prioritarie, in un edificio residenziale o direzionale. Perché dal Covid-19 in poi è cominciata una nuova era del settore immobiliare.

Era inevitabile che il lockdown e la quarantena imposti dalla pandemia modificassero in profondità anche il concetto tradizionale di casa. La progettazione dei nuovi edifici residenziali dopo l’impatto del Coronavirus ha, così, dovuto rivedere e trasformare una serie di linee guida.

Dopo settimane di clausura, in tanti hanno rivalutato l’importanza di abitare in spazi più ampi, magari con un balcone, un terrazzo o addirittura un giardino.

Ci sono però altre caratteristiche che una in casa post Covid non possono mancare: la maggiore vivibilità e la possibilità di disporre di un ambiente, anche piccolo ma isolato, esclusivamente dedicato allo smart working, ma anche di aree intermedie, di passaggio tra dimensione interna ed esterna, aree protette e sicure: una sorta di filtri e valvole di decompressione tra il dentro e il fuori, come corti, cortili, terrazze e altri spazi comuni condominiali che diventano luoghi di aggregazione, socializzazione, benessere fisico e svago.

Oltre ai luoghi dell’abitare anche quelli destinati al lavoro dovranno essere ripensati: per esempio modelli come il coworking –  dove il valore aggiunto per i freelance era la possibilità di lavorare “gomito a gomito” con altri professionisti e instaurare relazioni e contatti con cui far nascere nuove opportunità di collaborazione e confronto – non rispondono più alle esigenze attuali: in sostanza, funzionano meglio gli uffici suddivisi in spazi più piccoli che garantiscono il distanziamento sociale. Identico discorso per gli spazi open space che, ormai, hanno fatto il loro tempo.

Casa sostenibile, sicura e connessa

È recente la pubblicazione del documento DesignTech for Future, con il sottotitolo Design e tecnologie per progettare il mondo dopo il Covid-19.

Lo studio è il risultato dell’analisi di una squadra di esperti composto da studi di architettura e design nazionali e internazionali, in collaborazione con imprese e professionisti del mondo della ristorazione, dell’hospitality, della scuola e della sanità.

Si tratta di un documento articolato in vari ambiti di intervento, dove vengono suggerite nuove linee guida per la convivenza sociale e nuovi modelli di spazi da vivere e abitare, privati e pubblici. Il documento si rivolge alle istituzioni e agli operatori del mercato con l’obiettivo di richiamare l’attenzione sull’importanza della progettazione e degli investimenti nella ricerca e attivazione di dinamiche di open innovation.

Uno studio che vuole quindi essere di stimolo per le istituzioni a intraprendere una riflessione e un percorso corale di rapida e sinergica trasformazione.

Nel capitolo dedicato al Real Estate il documento mette a fuoco quelle che dovranno essere le principali caratteristiche degli edifici post pandemia.

Punto primo: sarà fondamentale d’ora in poi progettare il ciclo di vita degli edifici e, in particolare, delle loro componenti allo scopo di contenere le emissioni nell’arco della loro esistenza. Una volta divenuti obsoleti e non più funzionali, questi fabbricati dovranno essere smontati – non demoliti – così da poter riutilizzarne al meglio alcune componenti. Ecco che, allora, le case del futuro verranno sempre meno costruite e sempre più assemblate.

Punto secondo: ecosostenibilità, quindi attenzione ai principi dell’architettura bioclimatica, garanzia di emissione zero, utilizzo di materiali nobili dal punto di vista ambientale (bio-based).

La progettazione dovrà avere anche un approccio di carattere tecnico-sanitario, con l’obiettivo di rassicurare gli utenti, agendo sia su fattori oggettivi – aspetti normativi e tecnici – sia soggettivi, quelli che riguardano la percezione del rischio.

I nuovi edifici avranno sistemi di scanning corporeo all’entrata, saranno muniti di tecnnologie contacless e wireless, con voice control e riconoscimento facciale al fine di evitare il contatto con superfici potenzialmente contaminate.

Le abitazioni e gli uffici saranno dotati di sistemi di ventilazione naturale che garantiscano frequenti ricambi d’aria e di sistemi di purificazione stand alone. In alternativa, si potrà utilizzare la ventilazione meccanica controllata (Vmc) con filtrazioni antiparticolato a carboni attivi e sistemi di trattamento a lampade a raggi ultravioletti.

Altre tecnologie di disinfestazione, sempre a raggi UV, verranno impiegate per il trattamento igienizzante delle superfici ad alto rischio, come maniglie, pulsantiere, piani di lavoro ed elementi di arredo.

Ulteriori indicazioni individuate dalla task-force riguardano l’uso di materiali germo-repellenti (bronzo, ottone, rame e analoghi materiali sintetici) e la scelta di mobili con ruote o che scorrono su rotaie per rendere flessibili e multifunzionali gli ambienti.

La pandemia ha sviluppato una nuova cultura dell’abitare in chiave digitale, una visione – oltre che una risorsa – che fino a poco tempo fa faticava a trovare una sua identità. La tendenza attuale è quella di andare al di là della domotica tradizionale e proiettarsi verso il concetto di “ambienti sensibili”, in grado di massimizzare il benessere di chi in questi ambienti vive o lavora (o fa entrambe le cose), in funzione di quelle che sono le sue esigenze del momento.

Sempre riguardo il benessere, la squadra di esperti in design e nuove tecnologie prevede nel breve-medio termine una accelerazione di processi legati alla telemedicina, con collegamenti a centri sanitari e ospedalieri in una logica di assistenza domiciliare a rete. Viene quindi immaginato un modello di sanità diffuso e territoriale che possa entrare direttamente nelle case.

In pratica, saranno la digitalizzazione, l’automazione, l’IT, la medicina personalizzata e la telemedicina a supportare le strutture adibite alla cura e le collegheranno direttamente alle persone nei loro luoghi di residenza o lavoro.

Nuove case post Covid: i primi esperimenti a Milano

Nel capoluogo lombardo nella periferia a nord-ovest della città, nell’area conosciuta come Cascina Merlata, davanti al MIND Innovation Disctrict, sta per sorgere l’ultimo lotto di 317 appartamenti nello smart district UpTown.

Il nuovo complesso – che si chiama Feel UpTown – e prevede la realizzazione di quattro edifici: tre di 12 piani e uno di sette.

L’intervento, sviluppato da EuroMilano e progettato da Labics, fin dalla fase progettuale è stato immaginato con soluzioni adatte a soddisfare le esigenze della nuova era che si sta configurando, sono stati assunti quindi come driver di sviluppo i principi della “wellbeing city” e della “healthy city” che oggi dettano i caratteri fondamentali delle nuove residenze. Una casa vissuta come hub multifunzionale, capace cioè di assolvere con flessibilità alle esigenze di tutti i componenti della famiglia per massimizzarne la funzionalità, il benessere ed il comfort.

«Questo significa – precisa Francesco Guerrera, direttore tecnico di EuroMilano – che non è stato necessario apportare alcuna modifica al progetto originario in seguito alla pandemia, visto che già l’impostazione iniziale aveva previsto, per esempio, l’utilizzo esclusivo di gran parte dei servizi condominiali, come palestra, piscina, co-working, sala cinema a uso esclusivo e spazi gioco per i bambini, prenotabili individualmente tramite app con previsione di sanificazione dopo l’utilizzo».

Nel nuovo progetto, firmato dal team composto da Sio Engineering e Labics, gli spazi all’aperto saranno tanti e variegati, anche questa una tendenza che la società sviluppatrice è stata in grado di anticipare.

Il cuore di Feel UpTown è la corte interna, con una superficie più di 3.000 mq, un giardino protetto e intimo, rialzato di un piano rispetto alla quota della strada, su cui affacciano la gran parte degli appartamenti.

Diversi i servizi innovativi e sostenibili di questo quartiere smart: dai il mini-shuttle a guida autonoma e il car sharing di comunità – entrambi elettrici – ai locker di condominio per ricevere pacchi, indumenti dalla lavanderia e spesa e poter svolgere i principali servizi postali.

I tempi di realizzazione di questo ultimo lotto prevedono l’inizio della costruzione da gennaio 2021 e la consegna nel primo semestre 2023.

credit: OPM (Impresa Rusconi) e Storm.it

Un altro intervento con caratteristiche sperimentali è Torre Milano di piazza Carbonari – nella zona Nord della città a ridosso della Stazione Centrale e della zona di Porta Nuova – un grattacielo di 80 metri di altezza per 23 piani fuori terra e un 24° piano tecnico con vista sulla città. Sono previsti, inoltre, due edifici di tre piani ciascuno, distinti e indipendenti rispetto alla costruzione principale.

Il nuovo sviluppo residenziale di Opm (Impresa Rusconi  e Storm.it e  firmato dallo Studio Beretta Associati prevede la realizzazione di 105 appartamenti di tagli differenti. La residenza offre anche spazi e servizi di uso condominiale: la zona wellness, con palestra e piscina, lo spazio di coworking con terrazzo, l’area riservabile per riunioni ed eventi, il parco giochi per i più piccoli, l’area con calcetto e biliardo nella Hall e il belvedere all’ultimo piano.

La torre è stata progettata con alti standard di sostenibilità: è prevista l’installazione di 190 pannelli fotovoltaici (che produrranno 68,4 Kw di energia) e di una vasca con capacità di 15.000 litri per la raccolta delle acque piovane a scopo di irrigazione.

Ogni appartamento sarà dotato di un impianto di ventilazione controllata (Vmc) che garantisce un costante ricambio di aria pulita e asciutta in casa, recuperando il calore di quella naturalmente espulsa. E non finisce qui, perché questa modalità di ventilazione sarà anche dotata di un sistema di disinfezione a lampade UV capace di uccidere agenti inquinanti, virus e batteri.

credit: OPM (Impresa Rusconi) e Storm.it

Una metodologia di sanificazione attiva, conosciuta come tecnologia Pco – ossidazione fotocatalitica – che, mediante la fotocatalisi, genera radicali e molecole che distruggono batteri, virus, muffe e sostanze inquinanti e tossiche, come il particolato ultrafine che spesso non viene bloccato dai comuni filtri.

A oggi, l’installazione di un sistema di sanificazione attiva con tecnologia Pco è avvenuta solo in ambito aerospaziale, dove la salubrità dell’aria negli abitacoli in cui vivono gli astronauti è, naturalmente, una delle prerogative principali.

Il grattacielo sarà anche smart: infatti, Torre Milano è il primo edificio in Italia “Alexa Built-in”: questo significa che in ciascuno dei 105 appartamenti il servizio vocale di Amazon – integrato con la piattaforma MyHOME_Up di BTicino – permetterà di controllare i diversi ambienti della casa con la voce, quindi di attivare le principali funzioni del sistema domotico: termoregolazione, videocitofoni, luci e tapparelle. Inoltre, tramite l’app dedicata tutte queste funzioni saranno disponibili anche da remoto sul proprio smartphone.

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