La pandemia ha costretto professionisti e imprenditori del building a riorganizzare il lavoro per tutelare la salute e la sicurezza degli operatori e continuare a mantenersi efficienti e produttivi seguendo l’unica strada possibile: il digitale.
L’emergenza Covid-19 ha dato una svolta digitale al settore delle costruzioni, imprimendo una forte accelerazione a un processo partito da tempo, ma fino a ieri con un andamento piuttosto graduale e, a tratti, discontinuo. Resistenze, diffidenze e blocchi culturali tipici del comparto del building, hanno fatto spazio al cambiamento e all’adozione di tecnologie innovative, da molti addetti ai lavori prima snobbate, per non dire temute.
«Non prendiamo, però, in considerazione il Bim in senso stretto – puntualizza Ilaria Lagazio, senior technical sales specialist di Autodesk – perché questo è già un concetto obsoleto. Oggi bisogna parlare, semmai, di trasformazione digitale, veicolata dal Bim. Il Building Information Modeling non è uno strumento, ma una tecnologia che insieme ad altre, come il laser scanning, il generative design, la realtà virtuale e aumentata, rappresenta solo un tassello in un contesto di evoluzione digitale e deve saperle includere tutte per essere in grado di abilitare più workflow flessibili, aperti e non ingessati in ecosistemi chiusi».
La svolta, naturalmente, è stata data dall’obbligo di distanziamento sociale e dalla necessità di disporre – anche all’interno della filiera delle costruzioni – di strumenti innovativi per mantenere e incrementare la comunicazione e collaborazione fra committenti, architetti, ingegneri e addetti alla manutenzione, ma anche per gli imprenditori edili con le loro squadre di operai.
L’emergenza sanitaria, infatti, ha spronato anche i costruttori a riorganizzarsi in tempi brevi per adeguare i propri sistemi di comunicazione e condivisione delle informazioni per poter far fronte alla impossibilità di incontrarsi di persona.
Chi avrebbe potuto immaginare una riunione di cantiere in videoconferenza, fino a due mesi fa?
Ma non finisce qui: basti pensare alla questione della sicurezza, non solo intesa come antinfortunistica, ma come tutela sanitaria del personale. Con la riapertura dei cantieri, lo scorso 4 maggio, le imprese si sono dovute confrontare con nuovi protocolli.
«L’attuale contesto – ci ha detto Nicola Baraldi, direttore marketing di TeamSystem Construction – fa sì che il Bim sarà sempre più protagonista, nelle sue diverse applicazioni, della gestione del cantiere e, più in generale, di tutto il ciclo di vita dell’opera. L’utilizzo del digital twin, ad esempio, sarà indispensabile per simulare le possibili interferenze e problematiche in cantiere ancora prima di accedervi direttamente».
«Alla luce delle nuove disposizioni di legge – ha spiegato Baraldi – è necessario adottare sistemi di monitoraggio e tracciamento degli accessi e delle presenze, di rilevamento della temperatura e di controllo della prossimità delle persone, così come dei mezzi e delle attrezzature, sistemi di redazione di rapportini e libri giornale da remoto e di firma digitale dei documenti. Un applicativo come Shyncrho Pro consente di capire quante e quali aziende dovranno lavorare in uno stesso giorno, quante persone dovranno essere presenti e dove rischiano di esserci assembramenti. Sempre di più il gemello digitale di un edificio verrà utilizzato non solo per la definizione volumetrica, quantitativa e materica, o per individuare le interferenze, ma anche per gestire gli aspetti operativi ed esecutivi».
Imprese e digitale, i vantaggi
L’adozione di tecnologie innovative nel comparto del building non nasce, tuttavia, solo dall’esigenza di poter lavorare a distanza ma, in un futuro non troppo lontano, sarà dettata anche dalla necessità di eseguire la crono-programmazione delle lavorazioni di cantiere, con relative analisi delle opportunità di sovrapposizione e dilatazione dei tempi.
Un’evoluzione che porterà una serie di benefici, perché modificherà radicalmente l’organizzazione del lavoro, con una precisa pianificazione dove fissare le date di scadenza per ogni singola fase della realizzazione di un progetto, con gruppi di operatori che – anche se fisicamente separati – saranno in grado di condividere le competenze in modo molto più efficace rispetto a prima.
«L’emergenza Covid 19 – ha continuato Nicola Baraldi – rappresenta per i professionisti del settore un’occasione per ampliare il campo d’azione di utilizzo della metodologia Bim, slegandolo da una posizione ancora prevalentemente ancorata alla progettazione e avviandolo verso una totale digitalizzazione dell’intero processo nelle sue diverse fasi».
Un cambio di paradigma notevole, quindi. Potenziando le nuove tecnologie i costruttori possono monitorare da remoto ogni fase di realizzazione dell’opera e in un futuro prossimo, grazie alla digitalizzazione saranno in grado di ottimizzare gli spostamenti – di persone, mezzi e attrezzature – e la logistica, con il risultato che il progetto di un’opera e la sua realizzazione in cantiere saranno sempre più interconnessi.
Il settore delle costruzioni dovrà sviluppare un’organizzazione del lavoro più efficiente e flessibile, dove la produzione in cantiere sarà sempre più orientata verso l’assemblaggio specializzato di componenti ingegnerizzate e semilavorate off-site. Grazie al Bim, si potranno simulare tempi e processi di costruzione, riducendo le lavorazioni in sito.
«Senza dubbio – ha commentayo Roberto Madonna, direttore marketing di Graitec – nei prossimi anni a impattare principalmente sul mondo del building saranno le costruzioni modulari e la prefabbricazione, l’additing manufacturing con l’utilizzo di stampanti in 3D, la sensoristica e i big data: tutti processi guidati essenzialmente da un approccio digitale».
La crisi attuale ha, quindi, mostrato debolezze del sistema, ma anche le possibili alternative. Tra queste, anche il Connected Bim, cioè il Bim con la potenza del cloud che consente di fare un incredibile salto di qualità.
Ieri la barriera psicologica, la paura di molti, era legata alla questione della sicurezza: il concetto di “non possesso” del dato era difficile da metabolizzare. Oggi molte aziende, non solo si sono rese conto che lavorare in remoto è vantaggioso, ma anche che è possibile rinunciare al possesso esclusivo di determinati dati, in cambio della continuità e qualità del lavoro.
Una presa di coscienza che hanno avuto anche diverse aziende tradizionali, padronali e più resistenti ai cambiamenti che, in tempi relativamente brevi, hanno dovuto provare a fidarsi: del cloud, dei colleghi e dei dipendenti. Questa iniezione di fiducia potrebbe aver creato quel varco che un domani permetterà alle altre tecnologie di fare il loro corso in maniera piuttosto rapida.
Le diffidenze da superare
In passato chi sceglieva di approvare al Bim era una sorta di visionario, un professionista all’avanguardia che puntava a crescere sempre più sul piano qualitativo. Chi decideva di investire in tecnologie digitali lo faceva per migliorarsi e certamente non perché non aveva altra scelta.
La situazione odierna è completamente ribaltata: chi sperimentava il Bim prima che arrivasse il Covid-19 lo faceva perché costretto dalla normativa, dai committenti, dalla necessità di rimanere sul mercato o per prendere un paio di punti in più in sede di gara.
Esiste una tipologia di operatori, lo zoccolo duro, che fatica a considerare il Bim un’opportunità e lo vive solo come un’imposizione. Se, alla fine, si convince a investire in tecnologia vuole recuperare in fretta il denaro speso.
«Il Bim però – ha precisato Ilaria Lagazio di Autodesk – non è come un’automobile che se è più performante consentirà a chi la guida di correre immediatamente più veloce. L’impresa tradizionale spesso mette al centro il ritorno dell’investimento e se decide di innovare il processo di lavoro vuole subito capire quali siano i vantaggi concreti del cambiamento. Io mi considero un po’ controcorrente: questa pratica, molto richiesta in ambito di prevendita, trovo sia piuttosto miope, perché volta a mostrare i vantaggi economici nel breve periodo. Il nodo della questione è che nel lungo periodo non c’è alternativa: il punto è che non si tratta di semplice profitto, ma di sopravvivenza stessa delle aziende. In altre parole, non conta guadagnare più o meno nei prossimi tre anni, quanto continuare esistere o scomparire da qui a dieci anni».
Oggi le tecnologie più avanzate vengono utilizzate in fase di progettazione (Bim, Point Cloud, Generative Design) e quella gestione dell’opera (manutenzione coordinata, tracciabile e predittiva).
È quindi paradossale che il settore delle costruzioni – fase che si trova esattamente al centro tra questi due mondi tecnologicamente cresciuti – sia ancora un elemento tradizionale di discontinuità dove si lavora con tavole, Ftp, carta e conseguenti inefficienze.
«Le nostre imprese – ha continuato Ilaria Lagazio – devono prendere coscienza della necessità di evolversi anche se per molte di loro all’inizio la strada sarà in salita. Alcune, preferiranno accontentarsi semplicemente di nicchie di mercato pur di continuare a sopravvivere. L’azienda vincente, invece, deve puntare innanzitutto sulla gestione digitale, paperless, perché oggi la criticità principale in questo settore è rappresentato dalle difficoltà di coordinamento delle informazioni, dalla reperibilità e gestione di versioni multiple dl dato, dalle modifiche successive alla consegna. La messa a punto di un Cde è pertanto vitale per l’impresa ed è la priorità assoluta perché è di implementazione pressoché immediata, priva di IT, limitata in termini di formazione e utilizzo. Il modello Bim, se non ancora attivo – ma in genere fra i nostri clienti è implementato parzialmente o a macchia di leopardo tra i diversi uffici – rappresenta il salto evolutivo immediatamente successo, anch’esso fondamentale».
Dal modello può scaturire un mondo di possibilità che spaziano dal computo intelligente (con l’abolizione del foglio di calcolo o “a spanne”, ancora diffuso), fino alla possibilità di ingegnerizzare i dettagli costruttivi e replicarli in cantiere con le tecnologie di realtà aumentata e virtuale.
Con il Bimg ha la possibilità di gestire un vero e proprio cantiere digitale, studiando a priori fasi di montaggio, movimentazione macchine e attrezzi, sicurezza, interferenze, costi e tempi e limitando eventuali errori e quantificando varianti e molto altro. Altre tecnologie, come il laser scanning – offrono un grande aiuto sia in fase di progettazione sia di rilievo “as built” per valutare il rispetto del progetto iniziale, così come il collaudo o la valutazione di movimenti strutturali.
«Sul lungo termine – ha concluso Lagazio – possiamo pensare a tecnologie oggi neanche immaginate, ma già sperimentate all’estero, come gli esoscheletri per il sollevamento dei componenti pesanti, alla sensoristica che parte dal cantiere e arriva alle operazioni di gestione. Paradossalmente, questa corsa verso l’innovazione è in grado di scatenare invenzioni che hanno come unico limite non la fantasia, ma la nostra volontà».
Il futuro che verrà
Dario Garavaglia, amministratore delegato di Graphisoft Italia ne è convinto: dopo questo drammatico periodo legato al Covid-19 non potrà che esserci una forte crescita del mercato della digitalizzazione, anche e soprattutto in settori come le società di ingegneria e gestione delle infrastrutture.
«Basti pensare – ci ha spiegato – a quante modifiche e cambiamenti hanno dovuto subire recentemente le nostre strutture ospedaliere per poter ospitare i malati Covid: Questo è stato un processo molto complesso che si sarebbe potuto semplificare se si avesse avuto a disposizione un modello virtuale. Nei prossimi mesi, avremo un incremento delle richieste dei nostri prodotti anche da parte di società di ingegneria più dimensionate, soprattutto di quegli strumenti che facilitano la collaborazione coordinata di tutti i professionisti. Come BIMcloud che consente un lavoro di squadra in tempo reale e sicuro tra gli architetti, indipendentemente dalle dimensioni del progetto, dall’ubicazione degli uffici o dalla velocità della connessione Internet. Oppure BimX, soluzione che permette di esportare un progetto su tablet o smartphone, così da avere sempre a portata di mano il modello e poterlo modificare da remoto».
Ottimista riguardo agli sviluppi del mercato è anche Nicola Baraldi che si è dichiarato fiducioso in una crescita costante della richiesta di software in Bim anche grazie ai nuovi stimoli che le istituzioni hanno dato al settore: dallo snellimento dei processi di autorizzazione delle opere pubbliche, fino alle agevolazioni fiscali per gli interventi di ristrutturazione delle opere private. Ottimista nonostante le previsioni ipotizzino una contrazione a due cifre del fatturato di questo comparto. «Noi però guardiamo positivamente al lungo periodo. La nostra missione – ha spiegato – è supportare il processo di digitalizzazione dell’industria delle costruzioni e siamo convinti che la domanda in questa direzione sarà costantemente in aumento nei prossimi anni».
Graitec, invece, ha registrato una crescita dell’interesse dei professionisti verso software Bim specifici per l’ingegneria, il disegno e la produzione di strutture di acciaio e calcestruzzo. «Sono programmi – ha precisato Roberto Madonna – che riguardano il calcolo strutturale, pienamente collegati al Bim e quindi a Revit. Un’altra nicchia in forte espansione è quella delle piattaforme per il Data & Document Management, vista l’esplosione di dati che vanno gestiti in una commessa in Bim».
Dopo aver assistito negli ultimi mesi a una crescita esponenziale di alcuni servizi cloud – come Bim 360 – e , nel campo della progettazione, a un interesse sempre più forte per Bim360 Design (grazie al quale molti studi sono riusciti a continuare a lavorare da casa dall’oggi al domani senza alcuna infrastruttura IT), Autodesk guarda al futuro prospettando due altre possibili ondate di innovazione tecnologica.
La prima, legata lo sviluppo della realtà virtuale e aumentata anche all’interno dei cantieri: esistono dei plugin capaci di sincronizzare in cloud modifiche fatte in Revit e renderizzarle in tempo reale.
«Da qui – ha concluso Lagazio – a comunicare dall’ufficio tecnico al cantiere l’intento costruttivo e discutere in progettazione immersiva le modifiche e contestualizzarle in opera senza necessità di tavole o schizzi il passo è veramente breve. La seconda evoluzione riguarda la collaborazione uomo e macchina, quindi la diffusione della modellazione generativa. Dalla versione 2012 l’AEC Collection include, oltre ai già noti Revit e Dynamo, anche la funzionalità Generative design in Revit. In pratica, si può accedere senza soluzione di continuità all’algoritmo generativo di ottimizzazione, andando a selezionare la soluzione migliore possibile fra tutte le opzioni fornite per l’ottimizzazione di alcuni parametri selezionati».