Home Costruzioni Il modello bresciano per architettura e digitalizzazione del costruito

Il modello bresciano per architettura e digitalizzazione del costruito

L’Università degli Studi di Brescia, segnatamente grazie al DICATAM, al DII e a eLux Lab, sta svolgendo un ruolo di riferimento per il Sistema delle Costruzioni Bresciano (Campus Edilizia), anche in connessione con InnexHUB, su tutti i temi che investono la digitalizzazione nel settore della costruzione e dell’immobiliare.

Tra di essi figurano, ovviamente, in primo piano, il cantiere digitale, l’edificio cognitivo e la città intelligente.

Non di minore importanza è, tuttavia, il tema della relazione che intercorre tra architettura e digitalizzazione, già ampiamente affrontata, ad esempio, in materia di edilizia scolastica.

La questione di fondo che concerne questo argomento è, però, viziata da un sostanziale equivoco, che investe sia il ruolo della committenza sia quello degli architetti.

Sul secondo versante, si ripone, infatti, spesso eccessiva enfasi sul Computational e sul Generative Design, come se la digitalizzazione, in questo caso si risolvesse nella produzione semi-automatica di geometrie e di morfologie complesse derivanti da vincoli multi-criteriali: quel che autorevoli critici e storici dell’architettura hanno definito come «neo-ornamentalismo», oltre che «parametricismo».

Nella realtà, al contrario, ciò che investe più direttamente lo statuto e persino l’identità dell’architetto concerne, da un canto, l’oggetto della progettazione e il conseguente sistema di responsabilità, mentre, da un altro canto, la digitalizzazione dei processi concernenti gli assetti professionali prelude a forme di riorganizzazione e di aggregazione degli assetti professionali non trascurabili.

Sul primo versante, proprio in relazione all’oggetto della concezione architettonica, si profila oggi la possibilità inedita, per quanto remotamente insita nella ragione stessa della figura umanistica dell’architetto, di ideare spazi e comportamenti, o almeno di configurare ambiti in cui si possano erogare servizi individualizzati alle persone, sempre più «connesse» attraverso social network e smart gadget.

A ciò fanno riferimento aggettivi come «cognitivo», «intuitivo», «responsivo», ormai frequentemente associabili all’edificio, vale a dire al cespite immobiliare.

È palese che questa svolta epocale, tutta incentrata sulla simulazione, spesso «aumentabile», incida profondamente sul sistema di responsabilità che attiene all’architetto, sempre più chiamato a rispondere, in futuro eventualmente anche contrattualmente, grazie a precise metriche, sul «benessere» e sulla «produttività» degli occupanti, oltre che sulla loro capacità di influenzare positivamente l’efficienza energetica degli stabili e il loro apporto alla decarbonizzazione.

Tutto ciò sta a significare che, la Domanda Pubblica e Privata abbia oggi la possibilità di esplicitarsi come richiesta di contenuti progettuali mediati da modelli e da strutture di dati, che rifletta una speciale (meta)progettualità di committenza, intesa a gestire prospetticamente sia il ciclo di vita prestazionale dei cespiti sia il ciclo delle vite dei loro fruitori.

Attraverso tale sintesi passano, perciò, le più credibili forme di integrazione tra committenti, ideatori, esecutori, gestori, lungo la filiera e le catene strategiche di fornitura, cosicché, cosicché il prodotto-servizio immobiliare possa presentare maggiore utilità per la società, maggiore marginalità per gli operatori, minore rischio per gli investitori e per i finanziatori.

È, pertanto, che su questo piano, di una inedita accezione di «ambiente costruito» e del suo «valore», che accomuna il pensiero maturato nell’ateneo bresciano alle tesi del CRESME, così che si possa immaginare di proporre, nei tavoli più propri, un vero e proprio Modello Bresciano di interesse nazionale.

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