Nel comprensorio sciistico di Pila, nel comune di Gressan in provincia di Aosta c’è un gigantesco condominio residenziale, dalle linee sinuose, realizzato negli anni Settanta su progetto dall’urbanista francese Laurent Chappis, il padre di alcune stazioni sciistiche d’Oltralpe, come La Plagne, Les Arcs, Avoriaz in Alta Savoia. L’approvazione del masterplan dell’intera area, che porta la sua firma, risale al 1973, anno di inizio dei lavori, terminati nel decennio successivo.
Il complesso Grand Gorraz – composto da otto edifici residenziali (G1, G2, G3, G4, G6, G7, G8) e da una struttura alberghiera (G5) posta al centro – si sviluppa in modo lineare lungo il pendio, come un serpentone ben inserito nella morfologia del territorio. Caratteristica del progetto è quindi la sua forte integrazione con il paesaggio: attraverso la disposizione planimetrica che ricalca la morfologia del sito, sono stati impiegati materiali locali come le scandole in legno di cedro del rivestimento.
L’edificio è attraversato da una strada sotterranea, lunga 850 metri, che lo percorre interamente, allo scopo di eliminare la vista delle automobili e tutelare così il contesto naturale. Le parti che emergono dal suolo non superano i 12 metri di altezza e gran parte degli edifici sono integrati nel profilo del terreno. Le unità abitative – oltre 700 – sono di tagli diversi e ciascuna dispone di un terrazzo privato.
Una realizzazione certamente ardita per l’epoca per la quale vennero utilizzate tecnologie in quegli anni estremamente all’avanguardia, come la ventilazione meccanica all’interno del fabbricato, i terrazzi riscaldati e i tetti giardino a quasi 1800 metri di quota e per questo tutelato dal punto di vista paesaggistico come immobile di notevole interesse pubblico.
È stato quindi necessario aspettare il via libera della Soprintendenza dei beni culturali della Valle d’Aosta per dare inizio ai lavori di riqualificazione energetica, possibili grazie all’incentivo del Superbonus e alla collaborazione fra Gabetti Lab ed Enel X, le società che stanno curando l’intervento, con l’obiettivo di trovare sempre il giusto equilibrio fra conservazione e rigenerazione.
Nonostante il passare del tempo, il complesso si è sempre dimostrato un ottimo esempio di architettura alpina, tanto da non richiedere grandi interventi di manutenzione, se si escludono la sostituzione delle scandole in facciata e l’impermeabilizzazione. Tuttavia, era ormai giunto il momento di intervenire con un’importante riqualificazione energetica per abbattere i consumi, minimizzare la manutenzione futura e, nello stesso tempo, preservare questa realizzazione di montagna così originale e innovativa per l’epoca. Il Superbonus 110% si è così rivelato il miglior strumento per raggiungere questi risultati.
L’intervento – che verrà completato alla fine del 2023 – ha preso il via dall’edificio G8 e continuerà con il G1, partendo quindi dalle due estremità per poi interessare edifici centrali del complesso, esclusa la struttura ricettiva (G5) che non sarà toccata dal cantiere. Il contratto di appalto dell’operazione è di 27 milioni di euro e riguarda, al momento, 4 corpi di fabbrica.
Tutte le fasi del cantiere
Il punto di partenza è stata un’indagine con il laser scanner che ha permesso di individuare i punti critici del volume e cioè la presenza dei ponti termici, dove le dispersioni erano maggiori.
“Sono state messe in campo le tecniche più avanzate. I rilievi plano-altimetrici effettuati con il laser-scanner e le analisi energetiche con la termografia, hanno offerto elementi decisivi nella fase di studio, per ottenere un congruo isolamento delle murature, preservando il vecchio rivestimento, utilizzando la facciata ventilata e mantenendo l’aspetto esterno aderente all’originale”, ha spiegato Davide Guida, coordinatore progetto Ecosisma Bonus Gabetti Lab.
Successivamente, è stato sviluppato un modello tridimensionale della struttura, cui sono state applicate le stratigrafie e i ponti termici rilevati in loco: un processo che ha consentito di analizzare il sistema edificio-impianto e individuare le maggiori criticità da risolvere. Le murature perimetrali del complesso hanno presentato alcune problematicità, essendo state realizzate completamente in calcestruzzo armato da 15 cm – con pochissimi pilastri – in parte lasciato a vista e in prevalenza rivestito soltanto con le scandole di legno.
In particolare, i nodi tra parete e serramenti e le zone di transizione tra le porzioni rivestite in scandole e il cemento a vista risultano estremamente critiche, contribuendo così all’aumento delle spese di gestione e al progressivo degrado della struttura.
L’involucro esterno ha, quindi, richiesto un intervento di isolamento complessivo. Da qui, la scelta di un sistema di facciata ventilata: una soluzione tecnica che da un lato assicura un perfetto isolamento termico e, dall’altro, permette di preservare il più possibile il rivestimento ligneo. In questo modo, la manutenzione è ulteriormente facilitata e consente di sostituire le scandole danneggiate senza intaccare lo strato isolante o la struttura portante.
Questo particolare rivestimento perimetrale prevede l’applicazione a secco sulla superficie esterna dell’edificio di pannelli isolanti di lana di vetro di 18 cm di spessore che, però, non aderiscono strettamente alla struttura in calcestruzzo, formando così un’intercapedine che favorisce la circolazione dell’aria. Le scandole di legno sono agganciate a un telaio metallico, totalmente indipendente dallo strato di isolamento termico: in questo modo potranno essere facilmente sostituite – anche localmente – in caso di ammaloramento.
Un altro intervento importante riguarda il ripristino dei tetti pensili che prevede la rimozione di strati di impermeabilizzazione, il drenaggio e il terreno. Per la ricostruzione viene inserito uno strato di materiale isolante che sormonta lo strato impermeabile: questa tecnologia, nota come “tetto a rovescio”, garantisce prestazioni maggiori sul piano della dispersione energetica.
Invece, in tema di drenaggio delle acque e dell’impermeabilizzazione è previsto l’utilizzo di materiali innovativi più resistenti e prestanti sul piano energetico. Tutto verrà poi ricoperto da terreno vegetale opportunamente vagliato e seminato.
Un analogo intervento riguarda i terrazzi affacciati sulla valle, dove vengono eliminate le piastrelle cementizie e ripristinata l’impermeabilizzazione a cui è aggiunto uno strato coibente in materiale sintetico adatto alle basse temperature.
Tutti gli infissi verranno sostituiti con modelli in legno-alluminio, dotati di triplo vetro e doppia camera: per poter avere accesso agli incentivi fiscali è infatti necessario che la trasmittanza termica dell’accoppiamento vetro-telaio sia inferiore a 1 W/m2K. Quindi, per rispettare il limite imposto dalla norma è stato necessario modificare i profili attualmente in commercio e realizzare una nuova tipologia di serramento, oggi in fase di deposito industriale.
“Al fine di verificare la bontà del progetto e quindi dei nodi tra serramento e muratura perimetrale è stato anche montato un infisso con funzione di prototipo. Su questo elemento sono state applicate le tecnologie studiate in fase di progettazione e successivamente è stato condotto un blower door test con l’ausilio del fumo e della termocamera per verificarne il funzionamento in opera”, ha spiegato il progettista Luca Pallù.
Per limitare il più possibile lo spessore dello strato coibente è stato infine utilizzato l’aerogel, un materiale impiegato nell’industria aerospaziale. Questa sostanza solida ed estremamente leggera è composta per il 98 per cento di aria e per il 2 per cento di silice amorfa, la principale componente del vetro.
Ha continuato Luca Pallù: “Quando è iniziato il processo di riqualificazione abbiamo proposto tecnologie avanzate che potessero tutelare il fabbricato esistente e migliorarne la durabilità, mantenendo intatta la struttura e la sua memoria. La facciata ventilata, i tetti rovesci, i materiali innovativi come l’aerogel e il vetro cellulare. Abbiamo rispettato i tanti vincoli. La scansione dei serramenti, per esempio, era oggetto di tutela. Bisognava anche rispettare il parametro di trasmittanza termica e il calcestruzzo armato nervato utilizzato per il tunnel sotterraneo che costituisce l’accesso ai fabbricati, ma che è anche utilizzato come passaggio e parcheggio lungo i lati. A questo proposito, un produttore di isolanti ha certificato per noi una variante di pannello di polistirene espanso sinterizzato resistente al fuoco”.