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Torre Libeskind, se il grattacielo si curva è grazie al Bim

La grande piazza del nuovo quartiere milanese City Life entro un anno avrà anche la sua terza e ultima torre. Noto come “il Curvo” per l’originale forma proiettata in avanti, questo strano grattacielo che sembra voler sfidare la legge di gravità è stato progettato dall’architetto polacco, residente negli Stati Uniti, Daniel Libeskind e, una volta terminato, diventerà la sede della società internazionale di consulenza contabile e fiscale Pricewaterhouse Coopers (Pwc).

Le opere in cemento armato sono state concluse nel marzo 2018 e ora le varie maestranze sono impegnate nella realizzazione della parte alta, molto scenografica, che chiuderà la linea curva della torre, la cosiddetta Corona: una struttura interamente realizzata in carpenteria metallica e vetro che, oltre a definire e caratterizzare l’elemento sommitale, servirà a nascondere gli impianti e gli ingombri degli extracorsa degli ascensori e dei montacarichi.

Con un’altezza di 175 metri, una superficie complessiva di 33.500 metri quadrati e 31 piani (di cui tre interrati), la Torre Libeskind affiancherà così la Torre Isozaki (alta 202 metri ) ribattezzata “il Dritto” e la Torre Hadid – “lo Storto” (44 piani e 170 metri di altezza), che presenta alla base una audace torsione meno accentuata man mano che si sale, fino a raggiungere la verticalità negli ultimi piani.

L’elemento cui si ispira il concept della terza torre è la Cupola Rinascimentale, reinterpretata attraverso il movimento concavo che si sviluppa in elevazione e la Corona posta sulla sommità, entrambi componenti distintivi del progetto.

La cupola vetrata è alta oltre 30 metri, con una struttura da 471 mila chili i peso, e diventerà un elemento iconico riconoscibile per tutta la città. Per la sua alta complessità progettuale, realizzativa e di coordinamento è stata definita “un cantiere nel cantiere”. La parte sommitale della torre sarà caratterizzata da un volume vetrato le cui linee geometriche andranno a completare l’andamento sferico alla base del concept.

Nelle intenzioni del progettista l’effetto finale sarà quello di un grattacielo che si piega in avanti, quasi a guardare in basso, nell’atto di proteggere la piazza sottostante come in un abbraccio ideale.

In verità, il progetto originario della Torre Libeskind era molto più ardito e complesso: il grattacielo doveva essere una sorta di “C” molto sbilanciata in avanti rispetto alla verticale degli ascensori, ma la sua realizzazione era risultata estremamente complessa e economicamente non sostenibile, da decidere di raddrizzarlo in parte. Questo nuovo restyling non ha  comunque stravolto il senso del progetto: la torre è curva e piegata su sé stessa, come in un inchino,  quasi a voler baciare il grattacielo di Zara Hadid.

Cantiere avveniristico dove nulla è lasciato al caso

Nel 2016, quando ancora è impegnata nella realizzazione della Torre Hadid e dello shopping district, la Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi, Cmb, vince l’appalto per la costruzione della Torre Libeskind.

«Oggi in Cmb – sottolinea Andrea Vanossi, Vdc & Bim manager della società – il Building Information Modeling è una realtà consolidata. La prima applicazione concreta è avvenuta nel 2014 sul progetto di Torre Hadid, da lì in poi l’azienda ha sviluppato un know how sempre più forte che poi si è diffuso in numerosi altri cantieri. Questa metodologia innovativa ci ha permesso di rispondere in modo competitivo sia a gare sul territorio nazionale che internazionale. I principali ostacoli, all’inizio di questo percorso,  erano legati alla necessità di un radicale cambio di mentalità all’interno dei team di commessa. E’ stato indispensabile per ciascuno modificare il proprio modus operandi, spostandosi verso una modalità di lavoro tipicamente manageriale, con dati da analizzare derivanti da Bim e decisioni da prendere in contesti organizzativi e gestionali prima che operativi».

La Cmb ha lavorato molto sulla formazione, sugli strumenti e sui processi, uscendo così dalla fase di sperimentazione di qualche anno fa. Il nuovo cantiere della Torre Libeskind è partito quindi con una metodologia Bim già ben collaudata e condivisa da tutti i professionisti della filiera.

Andrea Vanossi

Considerata la complessità dell’opera e l’esperienza maturata in ambito Bim da Cmb con i cantiere di City Life in questi anni, fin dalle primissime fasi la nuova commessa è stata rigorosamente impostata in modalità Bim. Mentre per la Torre Hadid l’utilizzo del Bim era stato richiesto come onere ai diversi subappaltatori selezionati, per questo cantiere sono stati gli stessi subappaltatori che – toccati con mano i benefici delle tecnologie digitali – hanno scelto di implementare da subito i propri team di progettazione interna con risorse specializzate in Bim.

Una tecnologia che si fonda principalmente su un lungo e impegnativo lavoro, realizzato a monte, di affinamento e valorizzazione del coordinamento interdisciplinare delle varie squadre che lavorano alle varie fasi del progetto e ai diversi modelli, compresi quelli in 4D e 5D, per l’organizzazione dei tempi e la valutazione dei costi.

«Certo – ammette Vanossi – la strada per l’implementazione al 100 per cento del Bim è ancora lunga. Il prossimo traguardo che ci siamo posti è relativo all’individuazione di una procedura Bim che possa essere utile in fase di Facility Management. In principio, il coordinamento multidisciplinare su base Bim, ha permesso di intercettare situazioni di rischio prima che le stesse fossero individuate in cantiere, con le conseguenti diseconomie. Successivamente, grazie a questo metodo, anche i rischi relativi di squilibri economici derivanti da costi e tempi non coordinati tra la fase design e quella build si sono sempre più ridotti».

Il processo della clash detection consente di risolvere preventivamente le criticità costruttive che, se scoperte a lavori in corso, comporterebbero una serie di problematiche, tra cui appunto l’aumento dei tempi e dei costi. Il metodo Bim associato al cronoprogramma degli interventi previsti in cantiere permette di analizzare e verificare le sequenze costruttive, le tipologie e i quantitativi di materiali necessari, anche al fine di fare un’attenta ed efficace programmazione degli acquisti.

Storia di una torre speciale

Dopo il completamento dei tre piani interrati, all’inizio del 2018 prende il via la costruzione fuori terra dell’edificio: vengono montate le colonne di supporto in acciaio della main lobby e viene installato un sistema costituito da un cassero rampante con windshield – parabrezza – per poter lavorare in elevazione in piena sicurezza, anche con condizioni climatiche non ideali.

Se normalmente in un grattacielo lo schema del ciclo di lavorazione consiste nella ripetizione dei piani con andamento continuo, in questo caso per seguire la geometria della torre, il ritmo dei lavori ha previsto ogni settimana un cambio di inclinazione, con un particolare sistema di ancoraggio al piano.

L’incurvarsi della forma fa sì che ogni livello rappresenti un sistema unico, a sé stante, differente dagli altri. Quindi, tornando alla metodologia Bim, questo significa che è stato indispensabile elaborare un modello per ogni singolo piano, con tutte le informazioni relative a ogni ciclo di sviluppo.

L’edificio è stato progettato secondo criteri costruttivi e di sostenibilità ambientale all’avanguardia. La costruzione è caratterizzata da una struttura interna di calcestruzzo ad alta resistenza, attorniata da 20 pilastri perimetrali, anch’essi in calcestruzzo ma rivestiti in acciaio, al cui interno correranno 8 ascensori che collegheranno uffici e sale conferenze.

Il corpo ascensori si sviluppa per tutta l’altezza della ed è organizzato in due blocchi simmetrici dal punto di vista della struttura, ma asimmetrici come dislocazione delle vie di fuga. Gli uffici direzionali occupano i piani dal primo al ventottesimo. La superficie dei diversi piani varia leggermente in relazione allo sviluppo geometrico della torre e questo conferisce dinamicità agli spazi, nonostante le aree di lavoro dei diversi piani siano organizzate nella stessa maniera.

La struttura della torre è in calcestruzzo armato sino al livello 29 poi – a partire dal livello 30 – diventa in acciaio e va a costituire il coronamento sommitale. La costruzione della “corona” ha richiesto a Cmb 10 mesi di progettazione, cui si aggiungeranno circa sei mesi per montarla. La cupola – nelle intenzioni di Daniel Libeskind – si ispira alla Pietà Rondanini di Michelangelo Buonarrotti, un’opera che comunica abbraccio e protezione.

Entro il 2020 “il curvo” sarà completato: un grattacielo non solo affascinante sul piano architettonico a strutturale, ma anche particolarmente innovativo in quanto a sostenibilità. Il sistema di facciata realizzato con cellule fisse con doppia vetrocamera (triple glazing) rispondenti ai criteri di isolamento termico, acustico e di protezione all’irraggiamento solare nel rispetto delle normative vigenti, i pannelli fotovoltaici in vetro della cupola e l’impianto per il recupero e riciclo dell’acqua piovana, hanno contribuito a far ottenere alla Torre Libeskind la pre-certificazione LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) con rating Gold, soddisfacendo i prerequisiti di sostenibilità ambientale previsti dagli standard internazionali.

 

 

 

 

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