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L’Innesto, il social housing a emissioni zero del futuro

L’Innesto è il primo intervento italiano di social housing a emissioni zero e verrà realizzato a Milano entro il 2025. Un distretto carbon free con tanta tecnologia per verde, piste ciclabili, veicoli elettrici in condivisione, orti urbani e luoghi di socializzazione e sperimentazione di modelli innovativi di produzione, consumo e stili di vita, orientati alla circolarità.

Un progetto di riqualificazione che mira a rivitalizzare un’area dismessa e dimenticata e a diventare un elemento di connessione e armonizzazione di parti di città vicine in linea d’aria, ma oggi del tutto scollegate.

Non a caso per questo intervento – sviluppato dal Fondo Immobiliare di Lombardia gestito da Redo sgr e progettato da un team di professionisti internazionali (Barreca & La Varra, Arup, StantecMobility In Chain, Ariatta, Starching, Borlini & Zanini – è stato scelto un nome preso in prestito dalla botanica: il nuovo quartiere a nord est di Milano che sorgerà all’interno dello scalo ferroviario Greco Breda si chiamerà infatti “L’Innesto”, proprio per sottolineare questa sua funzione di ricucitura e valorizzazione di tutto il tessuto urbano circostante.

Un intervento di social housing innovativo – vincitore della prima edizione del bando internazionale “Reinventing Cities” – che rappresenta un nuovo modello per l’abitare sostenibile, sia dal punto di vista energetico, perché tutti gli edifici saranno Nearly Zero Energy Buildings, sia sul piano sociale con la messa a disposizione di una serie di servizi di ultima generazione per favorire benessere e inclusione.

L’Innesto interessa un’area di 62 mila mq, di cui 24 a destinazione residenziale con la costruzione di 700 appartamenti (400 alloggi a prezzi calmierati e 300 posti letto per studenti). 45 mila mq saranno destinati a parco, spazi pedonali e aree pubbliche attrezzate.

Uno spazio da sempre “terra di nessuno”, frontiera ferroviaria, incastrato tra il dinamico e moderno quartiere Bicocca e il vivace villaggio Precotto con una forte economia di prossimità, diventerà un ponte fra le due zone, un luogo di passaggio, contaminazione e innovazione.

«Il processo dell’Innesto – ha dichiarato Gianandrea La Varra – ha la funzione di rafforzare la pianta, ma anche di ibridarla e modificarla nel tempo. L’ambizione di questo progetto è di piantare un seme per un futuro della città, di dare il via a una trasformazione che metta in crisi il sistema chiuso del quartiere attuale».

Questo progetto è il frutto di una proficua collaborazione fra diversi partner. Il gruppo di lavoro è composto dalla Fondazione Housing Sociale e Planet Smart City. Partecipano, inoltre, A2A Calore e Servizi ai cui si uniscono prestigiosi centri di ricerca e di innovazione quali il Politecnico di Milano, il Politecnico di Torino, il Cresme Ricerche, Cariplo Factory  e Intesa Sanpaolo Innovation Center.

Credit: Barreca & La Varra, Wolf Visualizing Architecture

L’Innesto: un intervento, tre obiettivi

Innanzitutto, l’Innesto punta a essere il primo housing sociale green in Italia. Per raggiungere questo traguardo sono state selezionate tecnologie costruttive all’avanguardia e strategie impiantistiche e di gestione con un alto livello di sostenibilità. Il fine ultimo del progetto è l’ottenimento – in un arco di tempo di 30 anni – di un bilanciamento delle emissioni di CO2 pari a zero. Grazie, innanzitutto, all’installazione di un sistema di teleriscaldamento di quarta generazione (Tlr 4G) che sarà alimentato da fonti rinnovabili, ma anche a tecnologie costruttive innovative ed ecologiche, alla forestazione urbana e al ricorso al biorisanamento per le bonifiche del sito.

La seconda ambizione riguarda l’organizzazione di una gestione responsabile delle risorse, degli spazi e della comunità nel lungo periodo. La partecipazione del Fondo Immobiliare Lombardia consentirà una gestione integrata dell’intero sviluppo immobiliare, dal progetto alla realizzazione fino alla sua gestione con scelte sostenibili e valorizzazione degli spazi condivisi.

Infine, l’Innesto sarà un quartiere collaborativo con un cuore agricolo: è prevista la creazione di spazi flessibili e multifunzionali per favorire le relazioni tra gli abitanti e coinvolgere i residenti nella cura dell’area, dove ci saranno spazi verdi attrezzati, orti privati e didattici, un frutteto, serre e un giardino comunitario. Il quartiere ospiterà anche due vasche per la coltura acquaponica (un sistema di produzione ecosostenibile completamente biologico che coniuga insieme l’acquacoltura – l’allevamento di specie acquatiche – con la coltivazione Idroponica, cioè la coltura di vegetali senza l’utilizzo della terra). L’integrazione di acquacoltura e orticoltura idroponica consentirà di ridurre notevolmente sia gli input chimici – fertilizzanti, insetticidi, fungicidi – sia i prodotti di scarto.

Credit: Barreca & La Varra, Wolf Visualizing Architecture

Materiali e tecnologie in sintonia con la natura

Per realizzare gli edifici del nuovo quartiere verranno utilizzati sistemi costruttivi e tecnologici prefabbricati con un’elevata percentuale di materiali sostenibili, così da contenere il più possibile la produzione di Co2 e dei rifiuti e poter smantellare e riciclare al 100 per cento le strutture.

Un cantiere fortemente ecologico, quindi, dove la metodologia costruttiva si fonda su soluzioni strutturali in grado di adattarsi alle diverse esigenze progettuali con flessibilità e attenzione a tutte le fasi di vita degli edifici.

Questo significa che dall’estrazione dei materiali, all’industrializzazione del prodotto edilizio, alla costruzione e, infine, allo smantellamento vengono sfruttate le caratteristiche di ogni singolo materiale e componente. In pratica, il sistema costruttivo si fonda sul principio dell’ottimizzazione dei materiali in relazione alle loro proprietà fisico-meccaniche al fine di limitarne il consumo ed evitare gli sprechi.

Per esempio, il legno viene utilizzato per la realizzazione di solai e tamponamenti, così come per gli interni dove è in grado di ridurre il trasferimento di calore attraverso l’involucro dell’edificio. Il cemento armato, ad alta resistenza esclusivamente per la costruzione di travi e pilastri.

Attraverso le tecniche di connessione a secco sarà possibile, infine, procedere allo smontaggio della struttura e dunque al suo completo riciclo a fine vita, in un’ottica di economia circolare.

Nella fase iniziale dei lavori l’uso di un sistema industrializzato – dove una parte del processo di costruzione avviene al di fuori del cantiere – offre il grande vantaggio di ridurre i rifiuti minimizzando gli imballaggi e gli scarti di lavorazione.

Un’altra scelta ad alto contenuto ecologico riguarda il sistema di bonifica dell’area: circa 20 mila metri cubi di terreno di scavo saranno trattati sul posto tramite tecniche di biorisanamento (noto anche come bioremediation, un metodo impiegato sia per decontaminare il suolo e il sottosuolo, sia le acque superficiali e di falda).

Questa tecnologia che si basa sul metabolismo microbico di particolari microrganismi in grado di biodegradare le sostanze inquinanti. Uno dei principali vantaggi del biorisanamento è l’impatto ambientale minimo, perché il residuo dell’attività batterica è composto da sostanze facilmente riassorbibili dall’ecosistema.

Terminata la bonifica, il 60 per cento della superficie totale sarà oggetto di un intervento di forestazione urbana, con la piantumazione di 640 nuovi alberi che contribuiranno a mitigare le emissioni di anidride carbonica, catturando 10 tonnellate di CO2 l’anno.

Impianti di ultima generazione per rispettare l’ambiente

Per il quartiere verde L’Innesto è stata prevista una gestione idrica sostenibile relativa all’intero ciclo dell’acqua, attraverso la valorizzazione e il riutilizzo delle acque meteoriche, così da evitare la saturazione delle reti fognarie e minimizzare il consumo e lo spreco dell’acqua potabile.

Le acque meteoriche vengono recuperate al 100 per cento in situ, riducendo il consumo di acqua potabile del 30 per cento. Anche il 15 per cento delle acque nere viene trattato e riciclato direttamente sul posto.

Un sistema innovativo di teleriscaldamento di quarta generazione (4GDH) verrà alimentato esclusivamente da energie rinnovabili e includerà un sistema di recupero di calore delle acque reflue. Sarà un teleriscaldamento satellitare, dove l’energia verrà fornita ai residenti tramite un satellite posto fuori dai singoli appartamenti: un sistema che consente di portare a ciascun alloggio la contabilizzazione dell’energia termica consumata, in analogia con quanto avviene per l’energia elettrica.

Il vantaggio? L’eliminazione dei costi delle dispersioni a carico del cliente finale. Gli utenti disporranno inoltre di un innovativo sistema di monitoraggio e gestione dei propri consumi – fruibile attraverso l’app di quartiere – al fine di accrescere la consapevolezza degli impatti dei propri comportamenti, instaurare meccanismi di premialità virtuosi e ridurre così sprechi e dispersioni.

Tetti verdi e spazi di socializzazione e progettualità

L’Innesto ambisce a diventare l’area pilota delle nuove strategie di sostenibilità di Milano per dimostrare che un approccio Carbon Neutral è possibile e replicabile su larga scala. Il nuovo distretto, che sorgerà sul vecchio scalo di Greco, sarà un living lab che permetterà ai residenti di testare l’applicazione di tecniche e sistemi innovativi e buone pratiche performanti dal punto di vista ambientale.

L’Innesto promuove un mix di strategie resilienti che puntano alla creazione di infrastrutture verdi. Grazie all’attività di ricerca di Arup, l’intervento pone attenzione al trattamento delle superfici, alla scelta dei materiali, alla forestazione urbana e al contrasto del fenomeno delle “isole di calore”. I tetti verdi degli edifici avranno un’importanza strategica in termini di mitigazione degli impatti climatici, di benessere e decarbonizzazione.

Il progetto prevede anche la realizzazione di luoghi per l’incontro e la socializzazione. Tra questi, living room e cucina a uso comune, laboratori, orti urbani e servizi nei piani terra degli edifici che saranno gestiti in maniera integrata da abitanti, operatori non-profit e stakeholder locali. Da questa sinergia prenderà vita una Human Adaptive Zone che offrirà un network di servizi d’avanguardia come il Community Food Hub, il Circular Economy District, l’Energy Showroom, lo Zero Waste Store e il progetto di Welfare di vicinato. L’articolazione di infrastrutture sociali, fisiche e tecnologiche favorirà la relazione e lo sviluppo di progettualità collaborative e accrescerà la vitalità del quartiere e il senso di appartenenza di famiglie e studenti.  La Human Adaptive Zone dell’Innesto, pensata prima della rivoluzione causata dalla pandemia del Covid-19, si presta a diventare un tassello importante della “Città 15 minuti”, uno strumento efficace per costruire una rete di prossimità.

1 COMMENTO

  1. Abito in via Rucellai e prima in via Breda dalla nascita, sono molto interessato e incuriosito di vedere questo progetto
    prima avevo lorto che purtroppo era un’area degradata da sempre. quando guarderò dalla finestra vedrò una colata di cemento e non più un area che poteva essere ampliata a verde. Oggi il problema parcheggio auto è abbastanza buono
    ma con i cento posti auto e le centinaia di abitazioni, ci saranno dei grossi problemi per le auto da parcheggiare.
    Sono molto vavorevole a tutte quelle tecnologie che verranno impiegate. e quelle iniziative di vita sociale che spero possano funzionare per migliorare la vita delle persone.

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