Home Smart city Open 336, a Milano il palazzo che cattura l’anidride carbonica

Open 336, a Milano il palazzo che cattura l’anidride carbonica

Una nuova tecnologia, realizzata con materiale biologico e biodegradabile, ha trasformato un edificio terziario in un “grande albero”: Open 336, in grado di assorbire CO2 e restituire aria ricca di ossigeno.

Nel cuore dello storico distretto industriale milanese – nel quartiere Bicocca a nord-est della città – da anni oggetto di una vasta riconversione, dove oggi convivono edifici residenziali e terziari, Università degli Studi, il teatro Arcimboldi, spazi espositivi, commerciali, multisale e stabilimenti dismessi, è stato inaugurato alla fine di settembre un nuovo edificio per uffici ad alta sostenibilità ambientale.

Open 336 (che prende il nome dal civico di viale Sarca dove sorge) è una struttura a zero emissioni, in grado di catturare l’anidride carbonica presente all’esterno e rilasciare aria pulita e ossigenata all’interno: un meccanismo molto simile a quello delle piante, ma con un potere filtrazione superiore.

Il progetto porta la firma di Park Associati ed è stato realizzato per la società di investimento statunitense Baring Real Estate. Il palazzo si sviluppa su sette livelli – di cui due interrati adibiti a parcheggio– e occupa un’area di 8.700 metri quadrati che si addentra in quello che un tempo era l’area degli stabilimenti Breda Pirelli e che oggi si presenta come un ampio viale alberato i cui fabbricati ex industriali di mattoni e ferro sono in fase di riqualificazione.

Il nuovo edificio per uffici è una declinazione contemporanea degli archetipi architettonici del contesto e si inserisce in continuità con lo sviluppo del quartiere Bicocca, di cui assorbe la gamma di cromie nella struttura di facciata. Infatti, la colorazione arancio-rosata richiama quella dei mattoni degli stabilimenti industriali. Un edificio che, quindi, dialoga intensamente con il contesto circostante.

All’ultimo piano dello stabile c’è un ampio terrazzo di 380 mq che si affaccia sulla città con un grande giardino, caratterizzato da mirti e fioriture colorate.

A prevalere è un’architettura non solo leggera – con le ampie vetrate in vetro selettivo che garantiscono un’adeguata trasmissione di luce agli ambienti di lavoro e una controllata diffusione del calore solare – ma anche aperta: infatti, al piano terra, due ampi varchi a piano terra rendono Open 336 una struttura da attraversare che può essere, al tempo stesso, contenitore e passaggio.

Il disegno della facciata riassume e interpreta gli elementi morfologici degli edifici industriali. Con l’uso ripartito di lesene e marcapiani in fibrocemento rossiccio, il fronte appare linearmente ritmato sia orizzontalmente che verticalmente, in equilibrio tra aperture in vetro a tutto o doppio piano e telaio strutturale in facciata. Gli uffici, in gran parte open-space, usufruiscono delle grandi aperture verso l’esterno e offrono così agli occupanti una vista telescopica verso tutti i fronti.

open 336

Open 336, obiettivo Net Carbon Zero

Nello sviluppo del progetto è stato adottato un approccio finalizzato al massimo contenimento dell’impatto ambientale sia in fase di costruzione, sia in tema di emissioni e consumi dell’edificio, quindi per l’intero ciclo di vita dell’edificio.

L’anidride carbonica viene catturata grazie al filtro con tecnologia Eco2Air sviluppato dal Gruppo Fervo, società che opera nel settore del Facility and Energy Management. Questo filtro è realizzato esclusivamente con materiali organici e biodegradabili, tra cui fondi di caffè. L’anidride carbonica trattenuta non viene immensa nuovamente nell’atmosfera, ma può essere riutilizzata per successivi processi, come la gasificazione di bibite o la produzione di carburanti sintetici puliti, in un’ottica di economica circolare. In questo modo, un gas che in alte dosi nell’atmosfera rappresenta una criticità per il pianeta può trasformarsi in risorsa.

«Immaginiamo – aveva dichiarato Alessandro Belloni, Ceo del Gruppo Fervo, durante l’inaugurazione di Open 336 – che il palazzo sia un albero: se le fondamenta rappresentano le radici e la struttura la corteccia, il sistema filtrante ne costituisce le foglie».

Il filtro Eco2Air, dotato di Certificazione delle Perfomance DAC curata dall’Università degli Studi-Bicocca di Milano, ha una capacità di decarbonizzazione per soli 10kg di prodotto, dalle 10 alle 15 volte superiore a quello di magnolie o pini. In 20 anni è in grado, quindi, di assorbire oltre 24mila Kg di anidride carbonica.

Dopo un utilizzo di circa 600 ore, il filtro può essere svuotato della Co2 accumulata, rigenerato e riutilizzato fino a sette anni. L’impianto di trattamento dell’aria è connesso alla piattaforma Feams che, tramite una serie di sensori, legge in tempo reale tutti i parametri relativi ai consumi e al funzionamento, segnalando eventuali anomalie e prevedendo – grazie agli algoritmi – gli interventi necessari per evitare che si verifichino guasti al sistema.

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