Le nostre smart city saranno sempre più popolate di sensori e dispositivi smart e connessi, autonomi o embedded negli oggetti più comuni, dai pneumatici intelligenti ai vestiti ipertecnologici, come quelli immaginati dal progetto, tutto italiano, We Light.
Il progetto We Light (WEarable LIGHTing for smart apparels) è infatti finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e vede tra i partner ENEA (l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile), Università di Modena e Reggio Emilia, CNR, INFN e il Laboratorio di Ricerca Industriale MIST E-R.
Qual è il focus, l’obiettivo di questo progetto? Lo spiega ENEA ed è, in sintesi, lo sviluppo di capi di abbigliamento dotati di sistemi elettronici, ottici e sensoristici, in grado di connettere chi li indossa all’ambiente esterno e garantire una maggiore sicurezza negli ambienti di lavoro e sulle strade.
Si tratterà di capi di abbigliamento leggeri, ergonomici e sicuri, adatti quindi, ad esempio, per ciclisti e runner (ma, come vediamo più avanti, il cui utilizzo può essere utile in diversi scenari, anche in ambienti di lavoro). Ma soprattutto, essi verranno integrati con sistemi microelettronici e sensori Internet of Things incapsulati all’interno di materiali in grado di dissipare l’energia termica.
I sensori consentiranno sia di attivare fibre ottiche e LED per aumentare la visibilità di chi indossa il capo d'abbigliamento al variare della luminosità (un fattore molto importante per la sicurezza di, per l’appunto, ciclisti e runner), sia di acquisire i dati delle prestazioni atletiche e della qualità dell’aria. Il vantaggio è dunque doppio, grazie al monitoraggio sia dell’attività fisica dell’utente sia delle condizioni dell’ambiente esterno, con tutta l’importanza che l’acquisizione e l’elaborazione di questi dati comporta. Il tutto, mediante tecnologia wearable che non prevede l’impiego di dispositivi aggiuntivi ma che si basa sugli accessori indossabili davvero indispensabili: i vestiti.
Con un’app sul proprio dispositivo mobile, spiega ancora EMEA, sarà poi possibile consultare i dati raccolti in un archivio open source e avere suggerimenti sui percorsi green per evitare le zone urbane dove la qualità dell'aria risulti peggiore.
I ricercatori ENEA del laboratorio CROSS-TEC di Bologna si occuperanno, in particolare, della progettazione e stampa 3D degli inserti che fungeranno da contenitore per i sensori e i componenti elettronici. Oltre a validare le tecnologie indossabili, il progetto We Light realizzerà le componenti hardware e software che serviranno da know-how per la filiera della moda e per ulteriori funzioni nelle smart city del prossimo futuro.
Il ricercatore ENEA Sergio Petronilli del Laboratorio Cross Technologies per Distretti Urbani e Industriali (CROSS-TEC), nel presentare questo progetto ha commentato: “I capi accessoriati con questi toolkit innovativi saranno altamente funzionali e utili anche in altri settori della moda o negli ambienti di lavoro dove ad esempio consentiranno di segnalare agli operatori l’accesso in zone pericolose tramite l’attivazione automatica di fibre ottiche o LED anche in relazione alle condizioni dell’ambiente esterno, come luminosità, umidità e temperatura”.