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BIM per le città, l’esempio virtuoso di Park Associati a Milano

Anche in Italia architetti, progettisti e ingegneri sono sempre più consapevoli che il Building Information Modeling (BIM) è una grande risorsa cui non è più possibile rinunciare. Dopo alcune comprensibili difficoltà iniziali nell’affrontare un metodo di lavoro così innovativo e con qualche inevitabile complessità, oggi la strada è tutta in discesa e i vantaggi sul piano della qualità del lavoro e dei risultati finali sono davanti agli occhi di tutti.

Due interventi importanti, all’ombra della Madonnina, realizzati – tra l’altro – in due zone della città non molto distanti l’una dall’altra. Il primo riguarda la nuova torre MI.C che sorgerà dove un tempo c’era l’Hotel Michelangelo antistante la Stazione Centrale: un progetto che propone una serie di interventi su piazza Luigi di Savoia, concepiti come legante del suo tessuto urbano oggi senza un’identità precisa, nonostante l’alta frequentazione e la forte dinamicità.

Il concept mira razionalizzare i flussi di spostamento e all’implementazione della pedonalità. Protagonista è il verde, sia attraverso la creazione di un giardino ai piedi del nuovo complesso, sia attraverso l’attivazione d’un paesaggio naturale diffuso. Un intervento all’insegna della sostenibilità, infatti la maggior quantità possibile di calcestruzzo dell’Hotel Michelangelo verrà riutilizzata, in parte nel nuovo edificio e in parte nel disegno dello spazio pubblico.

Il secondo intervento invece coinvolge la ricostruzione del Palazzo Sistema, di proprietà della Regione Lombardia, a ridosso del quartiere Isola. Qui una torre di 28 piani e alta 122 metri rappresenterà il culmine di un articolato complesso di edifici con altezze diverse, su cui verranno realizzate ampie terrazze verdi. La superficie coperta sarà intorno ai 12mila metri quadri, mentre quella destinata a parco raggiungerà i 14mila metri quadri, un’area che sarà utilizzata anche per raccogliere l’acqua piovana che verrà stoccata in cisterne sotto la struttura. Il progetto mira ad aprirsi alla comunità locale e a rendere ancora più attraente le zone attigue della città, al momento lasciate in disparte dalla riqualificazione del quartiere Isola.

Entrambi i progetti portano la firma dello studio di architettura milanese Park Associati, una realtà che ha mosso i primi passi in ambiente Bim a partire dal 2017, nell’ambito di alcune realizzazioni private. Una metodologia che, da quel momento in poi, è diventata la prassi con cui svolgere la totalità delle commesse in ambito architettonico.

«Sia per la torre MI.C., sia per Palazzo Sistema – spiega l‘Arch. Alessandro Bentivegna, BIM Coordinator Park Associati – è stato necessario mettere in comunicazione un’importante rete di professionisti e competenze, interni ed esterni, in un unico ambiente di condivisione dei dati, regolato da specifici protocolli di utilizzo. Questo primo passaggio risulta fondamentale durante l’intero svolgimento della commessa al fine di garantire l’univocità delle informazioni prodotte. In secondo luogo, la grande quantità di dati derivante dalle dimensioni delle due opere da realizzare ha imposto una strategia orientata all’automatizzazione dei processi operativi, al fine di sgravare i collaboratori da attività estremamente ripetitive e fortemente passibili di errore. Ciò ha riguardato in particolar modo le operazioni di compilazione e verifica delle informazioni legate agli elementi costituenti il modello digitale».

Inoltre, questi progetti hanno offerto la possibilità di implementare soluzioni “data-driven”, volte cioè a all’ottimizzazione di determinate scelte progettuali sulla base dell’analisi computazionale dei dati a disposizione, andando a selezionare l’ipotesi più idonea in un ventaglio di opzioni comunque percorribili: nel caso di Palazzo Sistema è stato sviluppato un algoritmo utile alla massimizzazione della superficie di piano e dell’altezza totale della torre, garantendo il rispetto dei vincoli urbanistici imposti dal Regolamento edilizio e dal PGT.

Nella torre MI.C, invece, la geometria e l’orientamento degli elementi caratteristici della facciata (in parte opachi, in parte trasparenti) sono stati influenzati parametricamente dall’analisi dell’esposizione solare dell’edificio al fine di minimizzare la radiazione incidente sulle superfici vetrate, massimizzando allo stesso tempo la tridimensionalità dell’intero sistema e mantenendo il controllo dei vincoli dimensionali indicati dai produttori.

«In entrambi gli esempi, – continua Alessandro Bentivegna – molti degli elementi costituenti il modello BIM sono stati pensati e sviluppati secondo una logica in grado di adattarsi geometricamente alla variazione degli input iniziali o degli obiettivi di progetto. In questi termini possiamo senza dubbio affermare che l’approccio parametrico alla progettazione di questo tipo di interventi, fin dalle primissime fasi, risulti indispensabile per garantire la corretta pianificazione e gestione durante il loro intero ciclo di vita».

Certamente, la transizione da una modalità di lavoro tradizionale alla metodologia BIM ha richiesto per Park associati anni di lavoro ed è tutt’ora in continua evoluzione.

All’interno di uno studio di architettura la ricerca compositiva e la libertà espressiva sono caratteri fondamentali che devono essere sempre garantiti dagli strumenti di lavoro a disposizione. In aggiunta, è difficile che progetto di un’opera architettonica segua un percorso lineare, spesso è infatti soggetto a ripetuti stravolgimenti, dettati a volte dai committenti, altre dagli enti deputati alle verifiche o addirittura dagli stessi progettisti: questo è stato forse lo scoglio più difficile da superare in origine, in quanto il processo di lavoro basato sulla modellazione CAD –bidimensionale e tridimensionale – risultava, in tal senso, più flessibile e in grado di accogliere numerose opzioni progettuali e varianti sostanziali, con un orientamento prevalentemente rappresentativo/illustrativo.

«Di contro – precisa Bentivegna – questo tipo di processo metteva in evidenza importanti lacune in termini di efficienza dei processi di lavoro e controllo delle informazioni prodotte e della stima dei costi dell’opera. Di conseguenza, il primo obiettivo è stato quello di introdurre i benefici della progettazione BIM, in termini di coordinamento interdisciplinare e gestione dei dati – geometrici e informativi – legati alla commessa, lavorando al contempo per garantire la massima libertà compositiva dell’opera architettonica in tutte le sue fasi di progettazione. Inoltre, questa transizione nel metodo di lavoro è coincisa con una forte espansione dello studio e ha comportato un importante sforzo in termini di formazione dei propri collaboratori e aggiornamento della strumentazione a disposizione».

Da queste premesse col tempo è venuto a delinearsi un gruppo di figure specializzate in ambito BIM e Design Computazionale che lavorano in collaborazione all’implementazione di strumenti innovativi atti a migliorare il processo progettuale all’interno dello studio, fino a quando, nel 2022, Park Associati ha introdotto ufficialmente all’interno del suo organigramma il dipartimento di Design Technology che opera in prima linea sulle commesse attive, sviluppando metodologie e strumenti digitali “in-house”, volti ad approcciare e gestire il progetto. Parallelamente, porta aventi attività di ricerca applicata per investigare nuove opportunità di miglioramento operativo, con l’obiettivo di ampliare la visione progettuale ed ottimizzare i processi interni. In questo modo, fin dalle prima fasi di studio, ogni gruppo di progettazione viene affiancato da una o più figure del dipartimento che, mediante l’utilizzo di strumenti computazionali personalizzati, permette al team di iterare rapidamente attraverso varie opzioni progettuali e di raggiungere soluzioni ottimizzate e condivise.

«Nel corso degli anni abbiamo maturato la convinzione che non esista un’unica soluzione tecnologica per tutti i progetti o per tutte le situazioni e che ogni attività all’interno del processo progettuale presenta delle necessità diverse. Il tema imprescindibile è garantire l’interoperabilità digitale: la capacità di mettere in connessione, condividere e leggere correttamente le informazioni tra strumenti di diversa provenienza, al fine di assicurare l’univocità e la coerenza dei dati.
Per questo motivo vengono utilizzati strumenti molteplici: il software di riferimento è Autodesk Revit, attraverso il quale avviene la vera e propria modellazione informativa; tuttavia, molte analisi e approfondimenti vengono svolti con altri software. Rhinoceros è largamente utilizzato sia in fase di concept che come supporto alla modellazione di geometrie complesse in Revit, tramite il recente – utilissimo – plug-in Rhino.Inside.Revit. Inside. Grasshopper è il software di Visual programming di riferimento, non solo per lo sviluppo di modelli parametrici per l’esplorazione di famiglie di opzioni progettuali col supporto di specifiche analisi di carattere ambientale e urbano, ma anche per l’automatizzazione dei flussi di lavoro e la gestione dell’interoperabilità. Infine, Autodesk Navisworks Manage viene utilizzato per l’analisi e risoluzione delle interferenze geometriche interdisciplinari».

Al fine di rendere le soluzioni tecnologiche sviluppate largamente accessibili all’interno dello studio, il dipartimento di Design Technology ha recentemente reso disponibili alcuni nuove applicazioni, con lo scopo di supportare la progettazione con analisi di performance in tempo reale e funzionalità aggiuntive.

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