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CDE, il Common Data Environment nella committenza

Elemento complementare all’approccio BIM oriented è l’Ambiente di Condivisione Dati, denominato ACDat nella norma UNI 11337-5 o CDE – acronimo di Common Data Environment – nelle norme BS PAS 1192 inglesi.

Il CDE è esplicitamente citato nel recente Decreto Bim italiano come piattaforma deputata all’archiviazione, condivisione e gestione dei dati di progetto, e rappresenta uno degli elementi centrali del processo di digitalizzazione del settore delle costruzioni.

Riprendendo la definizione e strutturazione contenuta nella normativa inglese, il CDE è articolato in quattro aree (Work in Progress, Shared, Published Documentation e Archive), all’interno delle quali si articolano e strutturano i processi di condivisione, verifica, revisione delle informazioni e validazione delle stesse tra i partecipanti al progetto.

il CDE è articolato in quattro aree (Work in Progress, Shared, Published Documentation e Archive), all’interno delle quali si articolano e strutturano i processi di condivisione, verifica, revisione e validazione delle informazioni

Le specifiche caratteristiche e proprietà del CDE vengono riprese e definite dalla norma unificata di riferimento italiana, la citata UNI 11337-5, che nel qualificare l’Ambiente di Condivisione Dati come il contenitore di tutte le informazioni relative all’opera ne elenca nel dettaglio le caratteristiche in termini di accessibilità, nei limiti propri dei diversi ruoli e figure coinvolte all’interno del processo, tracciabilità dei flussi informativi relativi al progetto, supporto delle diverse tipologie e formati di dati e relativa elaborazione, recupero di specifiche informazioni tramite query, archiviazione e aggiornamento dei dati e specifiche di sicurezza e riservatezza dei dati.

Nel CDE dati e modelli, oltre a tutte le informazioni rilevanti per il progetto, sono depositati, elaborati e revisionati, condivisi e pubblicati in modo che il flusso delle operazioni risulti sincronizzato secondo regole predefinite. (fonte Autodesk)

In tale ambiente virtuale dati e modelli, oltre a tutte le informazioni rilevanti per il progetto, sono depositati, elaborati e revisionati, condivisi e pubblicati, in modo che il flusso delle operazioni risulti sincronizzato secondo regole predefinite.

Queste ultime sono un aspetto fondamentale del processo, in quanto tracciano le modalità operative che i partecipanti al progetto concordano di seguire facendo riferimento anche ai requisiti e agli obiettivi espressi dal committente.

La parte 5 – Flussi informativi nei processi digitalizzati della citata norma UNI 11337 affronta il tema della gestione dei modelli definendo regole e responsabilità attraverso tre documenti contrattuali principali, il Capitolato Informativo, l’Offerta di Gestione Informativa, il Piano di Gestione Informativa, disciplinando inoltre i livelli di coordinamento regolando anche per l’Italia concetti di origine anglosassone come clash detection e code checking. Vengono illustrate le caratteristiche di un Common Data Environment e vengono delineati alcuni aspetti riguardanti le funzioni/figure di riferimento di BIM Modeling/er, BIM Coordination/or, BIM Managing/er.

Le regole contenute nel CDE tracciano le modalità operative che i partecipanti al progetto concordano di seguire facendo riferimento anche ai requisiti e agli obiettivi espressi dal committente. (fonte STW Architects)

La parte 6 – Linea guida per la redazione del capitolato informativo esemplifica un Capitolato Informativo da considerarsi però solo quale documento tipologico utile al committente che voglia riassumere in esso, obiettivi e requisiti della gestione informativa dello specifico progetto coerenti con strategie, processi, competenze e tecnologie implementate nella propria organizzazione.

Rimanendo nell’ambito dell’impatto di tali disposizioni sulla committenza, va sottolineato come il Decreto Ministeriale n. 560 del 2017 dedichi particolare attenzione all’ambiente di condivisione dei dati, definito come “ambiente digitale di raccolta organizzata e condivisione di dati relativi ad un’opera e strutturati in informazioni relative a modelli ed elaborati digitali prevalentemente riconducibili a essi, basato su un’infrastruttura informatica la cui condivisione è regolata da precisi sistemi di sicurezza per l’accesso, di tracciabilità e successione storica delle variazioni apportate ai contenuti informativi, di conservazione nel tempo e relativa accessibilità del patrimonio informativo contenuto, di definizione delle responsabilità nell’elaborazione dei contenuti informativi e di tutela della proprietà intellettuale”.

I flussi informativi che coinvolgono la stazione appaltante devono svolgersi nel CDE, all’interno del quale avviene la gestione digitale dei processi informativi attraverso un processo di correlazione e di ottimizzazione tra i flussi informativi digitalizzati e i processi decisionali. (fonte TeamSystem Construction)

Proprio in base a quanto disposto nel Decreto, i flussi informativi che coinvolgono la stazione appaltante devono svolgersi nell’ACDat, all’interno del quale avviene la gestione digitale dei processi informativi attraverso un processo di correlazione e di ottimizzazione tra i flussi informativi digitalizzati e i processi decisionali che riguardano il singolo procedimento.

Il Decreto, in particolare, pone inoltre l’accento sull’ACDat come strumento di trasparenza e ottimizzazione dei flussi e delle informazioni legate alla gestione di una commessa, definendone i requisiti con esplicito riferimento alla sicurezza informatica e alla tutela della proprietà intellettuale e dei dati personali.

Con il contributo di Assobim

Think Bim

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