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Tutorial: il Bim, lo standard IFC e l’interoperabilità

Con questo nuovo video affrontiamo uno dei cardini concettuali e funzionali della metodologia Bim, l’interoperabilità tra diverse piattaforme software resa possibile dall’adozione di uno standard condiviso come l’IFC.

Il capitolo di apertura, dedicato alle definizioni, sottolinea in particolare come l’interoperabilità nell’ambito del Bim consista nella possibilità di scambiare i dati contenuti nel modello progettuale di partenza tra diversi applicativi destinati alle diverse funzionalità coinvolte nelle attività, questo non solo durante la fase di realizzazione dell’opera ma anche nell’intero suo ciclo di vita, dalla manutenzione alla dismissione.

Il secondo capitolo è focalizzato sullo standard IFC, acronimo di “Industry Foundation Classes”, che grazie alle sue specifiche IFC consente la fruizione e l’utilizzo di tutti i dati contenuti nel progetto (informazioni geometriche degli oggetti, posizione, prestazioni, materiali, eccetera) relazionandoli alle altre piattaforme software utilizzate dall’utente e dedicate ad altri aspetti, strutturali, gestionali, realizzativi dell’opera.

Il terzo capitolo affronta più nel dettaglio il tema dello scambio dei dati, evidenziando come uno dei principali vantaggi dell’utilizzo di standard aperti come l’IFC consista nel permettere a tutte le figure professionali coinvolte nello sviluppo del progetto di continuare a utilizzare gli abituali strumenti software specificamente dedicati alle rispettive discipline, mantenendo al tempo stesso una piena compatibilità e possibilità di interscambio e integrazione dei dati.

Con il quarto capitolo il video si dedica a una analisi dei contenuti di dettaglio gestibili dal formato IFC.

Oltre alle informazioni relative al progetto architettonico, strutturale e impiantistico e ad ogni singolo oggetto parametrico che li compone, si sottolinea in particolare come un file IFC sia in grado di includere e gestire anche l’elenco di tutte le attività richieste per la realizzazione del manufatto, l’analisi della geometria, degli input e le proprietà dei risultati.

Nel quinto capitolo il video evidenzia la capacità del formato IFC di rappresentare svariate geometrie, concepite per supportare l’interscambio fra sistemi di modelli parametrici semplici, come ad esempio sistemi di parete o altre o altre forme estruse.

Strettamente connesso a tale tema è quello del capitolo successivo, dedicato ai set di relazioni tra oggetti, informazioni che collegano un singolo oggetto con altri e che nel modello di dati dello standard IFC consentono la conversione nel formato stesso.

A chiudere il video è il capitolo dedicato alle proprietà degli oggetti, che illustra come l’IFC contenga e definisca gruppi di proprietà utilizzati per definire materiali, prestazioni o specifiche proprietà in relazione a specifici contesti, molte delle quali possono essere associate a diverse caratteristiche del materiale come ad esempio la resistenza al fuoco, il comportamento dal punto di vista termico o le sue proprietà strutturali.

Assobim

1 COMMENTO

  1. Alla c.a. di Adriano Compagnoni e referenti di THINK BIM
    I sistemi innovativi proposti nelle residenze futur(iste) e in via sperimentazione, è davvero lodevole “FORSE” non è proponibile ai compratori a basso e medio reddito, che rappresentano almeno il 75% delle unità abitative.
    Per tali insormontabili fattori, la lentezza del ricambio immobiliare sarebbe possibile solo con la massiva riduzione dei costi delle tecnologie -come proposte- e applicate da androidi, per ridurrebbe i tempi del rinnovo immobiliare a i 70/cento anni.
    Viceversa, applicando all’interno delle abitazioni la tecnologia PCO – Ossidazione fotocatalitica- con pitture cementizie dotate di TiO2 sarebbe davvero la rivoluzione Copernicana dell’edilizia moderna alla portata di tutti.
    Ecco un inizio propositivo di questi tempi e disponibilità economica per la sanificazione dell’ambiente anche con dispositivi UV-C.
    Guerino Mancaniello

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