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SAIE Bari, la formazione è il primo asset del Bim

A SAIE Bari abbiamo incontrato le aziende che per il mercato del costruito nazionale stanno pavimentando la strada della digitalizzazione e che si confrontano quotidianamente con quell’hype che fa sì che oggi si parli troppo di Bim, per alcuni molto più di quanto si possa fare e si faccia.

Ma il “Bim momentum”, come abbiamo voluto chiamarlo proprio insieme agli operatori del settore e di cui abbiamo fatto una valutazione con il presidente di Assobim, ossia il fattore di spinta a digitalizzare il costruito, ha anche altre connotazioni.

Ipotizzando una triscele capace di mantenere in equilibrio la metodologia del Bim possiamo parlare di software, soluzioni e formazione. Proprio quest’ultima componente del fenomeno Bim attrae sempre più quelle aziende che si confrontano con il mercato reale.

Alberto Boriani, Logical Soft

Con l’ingegner Alberto Boriani, responsabile della formazione di Logical Soft abbiamo valutato proprio  il Bim momentum affrontando l’aspetto semantico della trasformazione che può imporre la digitalizzazione.

«Il passaggio dal mondo dell’edilizia tradizionale a quello di un processo Bim è iniziato – ci ha detto Boriani – ma è difficile stimare la velocità con cui avverrà la trasformazione. Per fare un esempio, è difficile come lo fu stimare, per il mondo della progettazione, la sostituzione del tecnigrafo con il computer. Di colpo è accaduto».

In questo ci dobbiamo mettere l’influsso di una comunicazione spinta, che spesso verte su alcuni aspetti della metodologia che rischiano di portare lontano da un obiettivo vero, controllabile.

Bim: non software, ma cloud

«C’è effettivamente confusione sulla materia ed è anche un po’ colpa nostra – ammette Boriani – perché a volte per aiutare il mercato siamo spinti a fare delle semplificazioni che in realtà non aiutano. Già parlare di software Bim è un errore.  Il cambiamento del Bim, invece, sta nell’approccio».

E non solo: Boriani si spinge oltre. Oggi, dice, «Bim fa rima con cloud: faccio quello che so fare e lavoro con gli altri colleghi sullo stesso progetto. È la direzione in cui va il mondo, che ci piaccia o no» con ciò intendendo che i professionisti e le aziende devono adattarsi a questa metodologia di condivisione tecnologica dei propri asset.

Per arrivare a questa maturazione non solo serve la formazione: è fondamentale.

Nel giro di due anni, spiega Boriani, riguardo il Bim «siamo passati da “non mi interessa” a “fammi capire cos’è” a “come mi devo strutturare per farlo”?».

Logical Soft, completa il concetto Boriani, fa in modo che il professionista possa entrare in questo nuovo mondo e modus operandi continuando a sfruttare la sua professionalità. «Se uno fa diagnosi energetica – spiega – non si metterà mai a fare il disegnatore. Fare Bim significa conservaare le informazioni in maniera corretta e poter condividerle».

Rimane sul tavolo quindi proprio il tema di come si condividono le informazioni mantenendone la proprietà intellettuale. Lo scoglio, per Boriani, si supera con tecnologie che permettano di gestire la progettazione e concedone l’utilizzo senza che possano essere apportate modifiche.

Giovanni La Cagnina, responsabile software edilizia di Namirial

Bim uguale scelta delle informazioni corrette

Giovanni La Cagnina, responsabile software edilizia di Namirial e anche presidente dell’Aist, Associazione italiana software tecnico, è stato diretto, efficace, tranchant nel dirci che contrariamente a quanto si pensa, «fare Bim non è disegnare, ma pensare al progetto crearlo e poi avvalersi di uno strumento software che consenta di svilupparlo e concretizzarlo».

Come si esce da questo equivoco? «Con la formazione corretta. I corsi di Bim non sono corsi di software. Il software è un mezzo, io devo fare formazione per capire il concetto. Bim significa scelta delle informazioni corrette. Se faccio un muro e non ho i dati per la certificazione, ho solamente un disegno architettonico».

Oltre alla formazione, Namirial cosa fa in merito all’offerta di soluzioni richieste dal mercato? «Si adegua dando un plus: la progettazione IFC compliant. Per farlo scegliamo Cadline, ma non obblighiamo all’utilizzo».

Roberto Madonna è marketing manager della multinazionale con sede principale a Parigi, 50 uffici nel mondo. In Italia sede principale a Venezia, poi Verona, Milano, Roma e Napoli

La formazione Bim è un moto a luogo

Graitec nasce 32 anni fa come sviluppatore di software per il calcolo strutturale, Advance Steel e Advance Concrete, poi ceduti ad Autodesk e diventati strumenti di riferimento per la progettazione in acciaio, mentre il secondo è stato integrato in Revit.

Ne è nata una collaborazione con Autodesk, tecnologica e commerciale e oggi Graitec, ci dice il marketing manager Roberto Madonna, è il terzo partner Autodesk al mondo e vende i propri prodotti di calcolo strutturale.

Graitec, spiega Madonna, ha intuito la spinta del DM 560 e relativa norma UNI 11337, diventando organismo di certificazione ICMQ, perché sul mercato chi si presentava per specialista Bim non aveva un riferimento formale.

«Quindi oggi forniamo percorsi formativi, sia dal vivo che online. Più che corsi sono percorsi. Sono destinati al professionista che vuole attestare le sue capacità e professionalità: ingegneri, architetti, geometri, di studi tecnici e aziende di costruzione».

Per portare le persone sul tema, spiega Madonna, bisogna fare cultura sul Bim. «Abbiamo fatto 16 tappe di un roadshow Bim per le strutture, da Udine a Palermo, con ultima tappa a Noale (Venezia), rivolgendoci a ingegneri strutturali. Poi webinar tematici su infrastrutture, architettonico, normativa, calcolo strutturale, acciaio e calcestruzzo».

Oggi Graitec ha 4mila clienti in Italia, e il trend, dice Madonna, è in continua crescita: «Il nostro claim è Graitec, your Bim partner».

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