Dal primo gennaio di quest’anno l’utilizzo del Building Information Modeling è obbligatorio per gli appalti pubblici con valori superiori a 100 milioni di euro.
Lo stabilisce il dm 560/2017, subito ribattezzato Decreto Bim, che stabilisce le modalità e i tempi di graduale introduzione dei metodi e degli strumenti elettronici di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture.
Nel 2020 l’obbligo scatterà anche per i lavori complessi oltre i 50 milioni di euro, mentre quello per tutti i nuovi progetti entrerà in vigore dal 2025. Un passaggio importante che contribuirà ad innovare il settore, portando trasparenza, efficienza e più qualità nella progettazione e nella realizzazione delle opere.
Tuttavia, sorge una domanda: progettisti, impiantisti, stazioni appaltanti e pubbliche amministrazioni sono pronti ad affrontare una sfida che è ormai dietro l’angolo?
Il decreto Bim, inevitabilmente, rivoluzionerà il mercato delle costruzioni – imponendo trasformazioni rapide e radicali a un settore noto per non essere particolarmente dinamico e amante dei cambiamenti – e senza dubbio, da qui ai prossimi sei anni, lo farà mettendo anche in evidenza criticità e momenti di stallo.
Problematiche e disfunzioni che non verranno avvertite del tutto in un primo momento, perché in Italia le stazioni appaltanti più note e strutturate, tra cui Italferr e Anas, hanno avuto il tempo di prepararsi, elaborando adeguati piani formativi, Bim Guide e acquisendo tutti gli strumenti digitali necessari.
Come riusciranno invece le società più piccole ad arrivare con tutte le carte in regola alla scadenza del 2025?
Riguardo a questo tema il decreto Bim parla chiaro, stabilendo che tutte le stazioni appaltanti italiane dovranno approvare “un piano di formazione del proprio personale in relazione al ruolo ricoperto, con particolare riferimento ai metodi e strumenti elettronici specifici, quali quelli di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture”. Inoltre, dovranno varare “un piano di acquisizione o di manutenzione degli strumenti hardware e software di gestione digitale dei processi decisionali e informativi, adeguati alla natura dell’opera, alla fase di processo ed al tipo di procedura in cui sono adottati”.
Formazione è quindi la parola chiave per far fronte al nuovo scenario: in base a quanto prevede il decreto, tutte le amministrazioni dovranno poter contare almeno su una persona in grado di orientarsi nel mondo del Bim.
Non qualcuno che sappia necessariamente progettare, ma sia però in grado di comprendere i progetti e di interagire con le varie figure professionali della filiera Bim, quindi soprattutto di condividere le informazioni digitali, perché al di là delle specifiche competenze è l’attitudine a collaborare la carta vincente del Building Information Modeling.
La committenza – in particolare quella pubblica – è chiamata ad assumersi responsabilità nuove: deve essere in grado di definire, con logiche computazionali, un quadro di esigenze e requisiti, formalizzando i contenuti di ciò che si attende e prestando particolare attenzione alle modalità di funzionamento e utilizzo nel tempo di edifici e infrastrutture.
Che succede in Italia
Solamente il 10% dei professionisti delle costruzioni nel nostro Paese risulta essersi convertita al Bim, una percentuale ancora piuttosto bassa se paragonata a quella europea e mondiale. Se si escludono le società che lavorano anche all’estero, il Bom viene poco considerato e ad andare per la maggiore sono ancora i “metodi tradizionali”. Le criticità derivano dalla mancanza di standard e procedure ben definite, dalla scarsa conoscenza della piattaforma e soprattutto dalla resistenza al cambiamento.
Il problema maggiore nasce dal fatto che In Italia manca ancora la volontà di condividere il proprio lavoro con altri. E per utilizzare bene la metodologia Bim è necessario condividere le informazioni tra tutti gli operatori della filiera. Siamo ancora abbastanza indietro infatti, per quanto riguarda lo scambio dei modelli tra i diversi protagonisti di un processo lavorativo, e molti professionisti preferiscono continuare a utilizzare sistemi più tradizionali proprio per non dover condividere il know-how aziendale.
Il progetto InnovANCE, ideato e portato avanti da ANCE (l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili) e, nello specifico da ANCEnergia, dai Politecnici di Milano e Torino e altri enti, sta lavorando a una banca dati nazionale contenente tutte le informazioni tecniche, scientifiche ed economiche utili alla filiera delle costruzioni proprio con l’obiettivo di “andare contro corrente” e favorire l’integrazione fra i diversi soggetti del processo costruttivo così da eliminare le incomprensioni.
Un altro problema che le stazioni appaltanti dovranno affrontare nei prossimi anni sono gli alti costi del Bim. Gli studi professionali, oltre essere costretti a un cambio radicale di prospettiva e metodo di lavoro, dovranno investire cifre importanti nell’acquisto di strumenti hardware e software. A tutto ciò si aggiungono naturalmente i costi della formazione.
La metodologia Bim richiede grande studio e preparazione e, diversamente dalla tecnologia tradizionale, questo approccio implica un lavoro propedeutico maggiore in fase preliminare e definitiva, perché le procedure di organizzazione vanno assolutamente impostate in modo corretto. Senza una conoscenza approfondita del processo Bim si rischia di perdere molto tempo e di fare errori.
Le competenze specifiche non devono riguardare solo i progettisti senior, ma anche tutto coloro che si occupano di modellazione e che per poterlo fare nel modo più preciso e corretto possibile devono conoscere l’intero processo progettuale. Per esempio, devono essere in grado di leggere un Bim Execution Plan, il piano dove sono illustrati gli obiettivi e i requisiti definiti dal committente.
A scuola di Bim
Gli aspiranti Bim manager, Bim coordinator e Bim specialist non hanno che l’imbarazzo della scelta.
Anche per tutti gli altri attori attori che partecipano alla filiera del Building Information Modeling il panorama dell’offerta formativa è piuttosto vario. Non solo nel campo della progettazione 3D – gli architetti sono stati i primi a cimentarsi nel Bim – ma anche in quello della programmazione dei tempi di costruzione (4D), della computazione e quantificazione dei costi (5D), della sostenibilità, analisi energetica e previsione dei consumi dell’opera (6D), fino all’area del facility management, quindi della manutenzione e conservazione dell’edificio o dell’infrastruttura.
Per ogni specializzazione ci sono corsi e master delle università di architettura e ingegneria, iniziative organizzate dagli ordini professionali, così come seminari, incontri e convegni delle principali associazioni di professionisti e imprenditori, fino alle piattaforme online e alle proposte formative di società di software e consulenza o di organismi privati con sedi sparse in tutta Italia.
Assobim ha lanciato un progetto di formazione on line Il Bim in pratica, dedicato a tutti gli operatori pubblici e privati. Un percorso formativo per consentire a professionisti, imprese, pubbliche amministrazioni e produttori di materiali di avvicinarsi – attraverso esempi e proposte – al metodo di lavoro che sta cambiando per sempre il modo di lavorare di uno dei settori industriali storicamente meno digitalizzati. Il progetto, che coinvolge tutti gli associati di Assobim, risponde alla volontà dell’associazione di farsi parte attiva per divulgare e promuovere la conoscenza del Bim.
L’attività di Harpaceas, inizialmente orientata nella proposta di soluzioni informatiche nell’ambito del calcolo strutturale, si è rapidamente ampliata andando a coprire i settori della progettazione architettonica e dell’ingegneria civile, impiantistica e infrastrutturale. Oggi Harpaceas ha ottenuto da dall’istituto Icmq la qualifica d’Organismo di Valutazione per “Esperti BIM”, anche grazie alla stretta collaborazione con i partner internazionali con cui collabora da oltre vent’anni. La sua offerta formativa comprende tutti i servizi per l’implementazione del BIM ed è personalizzabile sulle esigenze specifiche del cliente al fine di fornire tutti gli strumenti conoscitivi utili a procedere nel percorso di adozione del Building Information Modeling.
A-Sapiens è un centro di formazione accreditato dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri e dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori per il rilascio di crediti formativi per gli iscritti agli ordini professionali. Inoltre, è un ente di formazione accreditato Icmq e partner Atc autorizzato Autodesk, per la formazione e la certificazione ufficiale Autodesk in tutto il territorio nazionale con 10 sedi didattiche e di consulenza sparse in tutto il territorio nazionale.
La società One Team vanta una lunga esperienza nell’introduzione e diffusione del BIM in Italia. Infatti, è socio fondatore di AssoBim e ha partecipato, in qualità di partner tecnologico ad INNOVance.
Inoltre, è membro di buildingSMART Italia, è direttamente coinvolta nella preparazione della prima legislazione italiana per il Bim (UNI 11337) e partecipa, in qualità di partner tecnologico, al progetto BIMReL, il portale per la gestione della Bim library di Regione Lombardia, con Politecnico di Milano e TraceParts. One Team è partner Autodesk e da diversi anni propone percorsi formativi di progettazione digitale specifici per stazioni appaltanti, studi di architettura e ingegneria, imprese edili e singoli professionisti.
Attualmente, secondo quanto monitorato dall’istituto di certificazione Icmq, le figure più cercate dal mercato sono gli i Bim specialist, mentre i Bim coordinator, oggi in numero minore, stanno comunque aumentando.
In ambito Bim i manager sono professionisti utili e strategici, ma in proporzione sono meno richiesti perché si trovano al vertice della piramide e in genere in un’azienda un professionista, o al massimo due, sono sufficienti a gestire l’intero processo. L’istituto fino ad oggi ha certificato 250 Bim specialist, 25 Bim coordinator e 90 Bim manager.