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La digitalizzazione dei permessi di costruire e il Bim

L’Università degli Studi di Brescia si pone oggi all’avanguardia nazionale, grazie alle innumerevoli relazioni internazionali, nello studio della Digital Compliance e, in particolare, dei cosiddetti Digital Building Permit, un argomento che, sperimentato in anticipo in altri continenti, oggi si sta diffondendo rapidamente in tutta Europa, avendo, in termini di cogenza, alcuni Paesi, come l’Estonia, la Finlandia, la Francia e la Germania, tra le realtà pionieristiche.

La digitalizzazione dei procedimenti amministrativi che riguardano l’approvazione dei piani urbanistici attuativi e il rilascio dei titoli edilizi abilitativi rappresenta il vero e proprio cavallo di troia per la diffusione del tema nel settore della costruzione e dell’immobiliare, a prescindere da un ricorso esplicito o meno alla gestione informativa supportata dalla modellazione informativa.

È evidente, infatti, che la possibilità di gestire l’iter istruttorio di tali procedimenti rende più oggettivi e accurati gli accertamenti, quindi meno rischiosi quanti a esiti, più celeri i rilasci dei pareri e, infine, è in grado di raggiungere capillarmente le micro e le piccole organizzazioni private committenti, professionali e imprenditoriali.

È, tuttavia, soprattutto, il mondo degli sviluppatori immobiliari e degli investitori in ambiti industriali il soggetto più interessante e interessato per un argomento che riguarda sia gli sportelli unici dell’edilizia sia quelli inerenti alle attività produttive.

A partire, infatti, dalla realizzazione, a livello territoriale, di supporti informativi geo-spaziali (GIS/BIM, tra gli altri), è, in effetti, praticabile per le amministrazioni comunali instaurare una vera e propria strategia che attiri operatori economici disponibili a forme partenariali.

È, peraltro, già oggi possibile, grazie a queste basi informative, assumendo vincoli di mercato e vincoli di regolamentazione generare spettri di soluzioni progettuali, ad esempio, legate alle opzioni distributive, che ottimizzino gli obiettivi definiti congiuntamente da amministrazione pubblica e operatori privati.

Del resto, qualora i dati inerenti a tali procedimenti dovessero confluire in repository a livello regionale o nazionale, le potenzialità di intelligence e di marketing sarebbero straordinarie.

Si tratta di uno sforzo che, da un lato, cerca di rendere i disposti regolamentari machine readable, per semi-automatizzare alcuni processi, mentre, da un altro verso, innalza la qualità dei programmi di investimento e delle proposte progettuali nell’ottica di una gestione integrata digitale dell’ambiente costruito, permettendo anche meccanismi di auto-valutazione preventiva da parte dei soggetti proponenti.

Non è, infatti, tanto l’introduzione della modellazione informativa, del Bim, in se stessa a contare, per quanto utile, bensì è la completa digitalizzazione dei procedimenti e degli endo-procedimenti amministrativi decisiva per incrementare l’attrattività dei territori nei confronti delle istituzioni finanziarie e degli investitori, oltre che ad accrescere il consenso dei cittadini verso gli amministratori.

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